Il voto su Rousseau non è certificato

Il 31 agosto 2019, prima del voto sul governo M5s-PD, Casaleggio pubblica sul sito dell’Associazione Rousseau – il Blog delle Stelle – quelle che chiama 10 “fake news” da sfatare sulla sua piattaforma. In questo articolo commentiamo la quinta e la sesta, sulle possibili manipolazioni dei risultati e la certificazione del voto.

Sostiene Casaleggio che ogni modifica del codice, ogni accesso al database, ogni azione amministrativa è tracciata, quindi se succede qualcosa durante il voto, come un attacco esterno, si potrebbe correre subito ai ripari.

Ciò è ovviamente un bene, ma c’è un problema: ci sono tipologie di attacchi che non sono facilmente rilevabili, non lo sono per nulla o ci si accorge con ritardo di averle subite. Spiega l’esperto di sicurezza informatica Gianni Cuozzo che il 70% degli attaccati non sa di esserlo, o di esserlo stato. Quelle di cui parla Casaleggio sono giuste precauzioni, ma totalmente insufficienti.

Ma il voto è comunque certificato da un ente terzo, dice Casaleggio. Falso. Falso. Falso. Primo: non esistono enti terzi che certificano voti online. Proprio in occasione del voto sul governo M5s-PD, dopo il voto hanno rilasciato un documento tra il ridicolo e l’incredibile.

Un notaio pagato da Casaleggio, che è lo stesso che ha firmato la nascita del “nuovo M5s” certificava di aver visto a monitor l’esito del voto mentre il provider che amministra i server ha rilasciato i dati di traffico. Stop.

Qui non c’è nessun ente terzo e soprattutto nessuna certificazione del voto.

Né mai c’è stata.

Casaleggio e le previsioni sbagliate sulla politica

L’anno successivo al video sul futuro dell’editoria, nel 2008, Casaleggio produce un video sul futuro della Politica.

Lo schema è lo stesso: la prima parte racconta il passato, la seconda il futuro.

In questo filmato, il V-Day organizzato dallo stesso Casaleggio l’anno prima è presentato come un evento di portata pari alle proteste di Seattle del 1999 o l’elezione di Obama del 2008 (che azzecca, il video è precedente alle elezioni).

Nel 2018 avremmo dovuto avere il mondo diviso in due: l’Occidente dominato dalla democrazia diretta in Internet e l’Oriente, un aggregato di dittature in cui la rete è controllata. Uno scontro culturale che dovrebbe portare il prossimo anno, nel 2020, alla terza guerra mondiale.

Ora, la democrazia diretta qui ancora, per fortuna, non c’è e la rete è sempre stata sotto controllo in oriente. Quello che non aveva previsto, però, è che le nostre tecnologie ci si sarebbero rivolte contro, con i Russi a giocare coi nostri media durante le elezioni. E proprio il suo partito sarebbe stato uno dei cavalli di troia per cercare di manomettere i nostri processi democratici.

Non ci sono tante altre previsioni a breve termine: nel 2040 l’occidente vince la guerra e un governo mondiale viene eletto in Rete (probabilmente con Rousseau…).

Il governo si chiama Gaia, una citazione di Isaac Asimov.

Il video si conclude con le informazioni sul giorno in cui è girato: il 14 agosto 2054, centenario della nascita di Gianroberto Casaleggio.

Casaleggio e le previsioni sbagliate sull’editoria

Dodici anni fa, nel 2007, Gianroberto Casaleggio ebbe l’idea di cominciare a produrre brevi filmati sulla sua visione di futuro. A distanza di tanti anni possiamo cominciare a fare dei bilanci, a cominciare dal video sulle previsioni del futuro dell’editoria.

Il titolo è “Prometeus” e racconta la storia dell’editoria e l’avvento della Rete, spingendosi a fare previsioni anche molto precise sull’evoluzione del consumo di notizie. Intano una piccola curiosità: la voce è di Enrico Sassoon, all’epoca socio di Casaleggio che abbandonò la società in polemica con la deriva che stava prendendo il Blog di Grillo. E, a dire il vero, anche lo stesso Casaleggio.

Quando fu costruito il video prendeva piede Second Life una realtà virtuale su cui Casaleggio fece investire anche Di Pietro e Italia dei Valori. Era convinto che sarebbe diventata popolarissima. In realtà ebbe poco successo, a parte una fiammata iniziale. Esiste ancora, ma contava nel 2015 solo 900.000 utenti.

Non c’è nessun accenno, nessuno, ai social network. Non se ne parla, non sono nei radar. Facebook muoveva i primi passi, lo conosceva, ma era convinto che sarebbe fallito a breve.

Ovviamente c’è la previsione sulla fine dei giornali “distribuiti gratuitamente”. In realtà sempre di più i quotidiani si spostano verso modelli a pagamento. Apple ha da poco lanciato Apple News+, una sorta di Netflix dei giornali.

Casaleggio immaginava un futuro vicino in cui tutti sarebbero stati connessi gratuitamente. Ovviamente non è così: anche quando accediamo nei locali, il pagamento avviene sotto forma dei nostri dati personali.

Non ci sono nemmeno i totem che stampano i blog per le strade, come suggerisce il video e Second Life non ha lanciato l’avatar vocale.

Previsioni su pubblicità, giornali, tv, business

Non sono state messe tasse sugli schermi, sulla tv e soprattutto nel futuro immaginato da Casaleggio nel 2007 non ci sono gli smartphone (ma c’è qualcosa di simile ai tablet).

Nelle previsioni di Prometeus, nel 2015 tv e giornali sarebbero dovute sparire. Siamo ben lungi da quel momento, che forse non arriverà mai. Ricordo che quell’anno Casaleggio litigò con uno degli speaker della sua conferenza sull’e-commerce perché disse “Internet arriverà sulla TV, non il contrario”. Aveva ragione lui e Casaleggio aveva torto. Oggi la TV è uno dei business preferiti dei grandi produttori, da Netflix ad Amazon ad Apple.

Proprio sul business c’è un altro scivolone: non ci sono state le aggregazioni che aveva immaginato: Google non ha comprato Microsoft e Amazon non ha comprato Yahoo! che è fallita. Non sono nemmeno diventati leader nella distribuzione o produzione di contenuti: come già detto, nel futuro di Casaleggio non c’erano i Social.

Anche sulla pubblicità non ci ha preso per nulla. Secondo Casaleggio, i creator avrebbero scelto la pubblicità da veicolare coi loro contenuti. In realtà i content creator sono quasi schiavi della pubblicità e se decidono di escludere delle categorie ci perdono un sacco di soldi.

L’anno prossimo, secondo Casaleggio, il copyright dovrebbe essere abolito negli Stati Uniti. Permettetemi di dubitare, visto il fallimento di Casaleggio nelle altre previsioni sul futuro dell’editoria.

 

Roussaeu: gli obiettivi di Casaleggio in un’intervista

Ieri sul solito Corriere della Sera (se ve lo state chiedendo: sì, Casaleggio ha degli amichetti al Corriere), c’è un’intervista a Emanuel Mazzilli. Si tratta del programmatore che Casaleggio e Rousseau hanno prelevato da Facebook e messo a lavorare sulla piattaforma.

Ex dipendente anche di Twitter (il che fa capire qualcosina della logica con cui ragionano dalle parti di via Morone, ma questa è un’altra storia), afferma una serie di circostanze che vanno commentate. Alcune sono notizie molto interessanti che aprono finestre sui veri obiettivi di Casaleggio.

Diamo per buono che ha lasciato la California, un lavoro di primo piano in una delle più importanti aziende del mondo per andare da Casaleggio, quello che usava come password amministrativa “davidavi”, perché hanno una “visione comune” su politica e tecnologia.

Mazilli sostiene di aver riscritto “tutte le 14 funzioni esistenti da zero”. Mentre costruiva un team di tecnici che ora coordinerà. Quest’affermazione, detta così, non può essere che una colossale balla. Semplicemente non è possibile fare quanto afferma in 10 mesi.

Primo: la sua esperienza professionale riguarda l’ambito app mobile, territorio completamente diverso da quello in cui opera Rousseau, che è una web app.

Secondo: quel tempo non è minimamente plausibile per “riscrivere da zero tutte le 14 funzioni esistenti” da solo. Proprio non si può fare. Più probabilmente ciò che è stato fatto è una revisione del codice per sistemare i problemi più gravi (ad esempio hanno aggiornato il sistema di login).

Terzo: questa cosa della piattaforma riscritta la ripete più volte. Come se il messaggio che deve passare sia quello. Il che, anche fosse vero, cosa di cui dubito, significa che fino a 10 mesi fa Rousseau era un colabrodo come abbiamo sempre sostenuto mentre Casaleggio lo negava.

La giornalista chiede poi cosa dobbiamo aspettarci per il futuro. Questa è la parte interessante e preoccupante. Sostiene Mazzilli che hanno “progettato il login di Rousseau in modo che possa essere usato per accedere ad altri siti”. Come quando usate Facebook per loggarvi ad altri servizi, così potrete usare Rousseau. Che consente, secondo l’ingegnere, di avere un’identità certificata.

Attenzione, perché sembra che Casaleggio si voglia buttare sul mercato dei servizi digitali per il cittadino e non solo sul voto elettronico come frontiera democratica. La prima cosa che mi viene in mente è che punti a diventare un provider d’identità per SPID. Sarebbe gravissimo: un partito, gestito in quel modo, che fornisce anche identità per accedere all’agenzia delle entrate, al comune, alla posta.

Altra informazione interessante: “Abbiamo un log puntuale degli accessi alle macchine e ai database: qualsiasi cosa facciamo sulle nostre macchine viene registrata”. Riguarda pure quello che succede durante le operazioni di voto quindi. Sarebbe interessante capire quanto puntuale sia il registro perché può essere tranquillamente un bypass all’indicazione di non collegare voti e utenti. Se io traccio su un log in ordine temporale i voti e chi li ha espressi anche in due diversi registri, se faccio il confronto tra i registri posso comunque sapere chi ha votato cosa. Succede questo?

Mazzilli torna dopo mesi a parlare di blockchain per validare il sistema di voto. Ne ho già parlato in passato: la blockchain non serve a nulla in questo ambito (in realtà in nessun ambito, ma va beh…).

Non poteva mancare la bugia sulle passate multe del Garante. Mazzilli sostiene che siano perché avevano sbagliato a scrivere il disclaimer sulla privacy. In realtà perché la piattaforma era insicura: se così non fosse perché mai avrebbe dovuta “riscrivere da zero”?

Non si parla di piattaforma open source, come hanno sostenuto a Italia 5 Stelle ma del progetto che prevede di scrivere collaborativamente l’applicazione mobile. Staremo a vedere, ma il progetto di Casaleggio per la piattaforma Rousseau assume toni sempre più inquietanti.

David Sassoli e Casaleggio Associati

Esattamente un anno fa, l’attuale presidente del Parlamento Europeo David Sassoli (PD) annunciava un’istruttoria per indagare Casaleggio Associati.

Era successo che la deputata M5s Daniela Aiuto si era dimessa dal partito denunciando ingerenze nella sua vita pubblica e privata dell’azienda. Sassoli, all’epoca vice presidente ottenne dall’Ufficio di Presidenza che si avviasse un’istruttoria per indagare. Daniela Aiuto è stata sentita lo scorso dicembre, convocata dall’allora Presidente Tajani. L’ufficio ha concluso che non c’è stata ingerenza.

Noi avevamo sentito telefonicamente Sassoli per intervistarlo per il nostro libro “Il Sistema Casaleggio” che aveva espresso preoccupazioni molto circostanziate.

I partiti usano le fondazioni, ce ne sono decine tutte chiaramente riconoscibili. Casaleggio Associati (e Rousseau) non si capisce come operino. O almeno, ci spiega il Presidente Sassoli, nessuno al Parlamento Europeo ha capito come “funzioni” il M5s (questo presto cambierà, stay tuned).

Quando sollevò la questione in ufficio di Presidenza, tutti capirono che ci fosse un problema da mettere a fuoco, così all’unanimità fu dato il via libera all’istruttoria.

Più in generale, rifletteva con noi Sassoli, qualora ci fossero effettive ingerenze sul lavoro dei parlamentari non esisterebbero strumenti giuridici per individuare o punire questi comportamenti. Di solito il Parlamentare, quando fa interessi privati di qualcuno, è consenziente. È il primo caso di possibile coercizione, un fatto grave che non si sa come affrontare.

Sarebbe interessante consultare i verbali di quelle audizioni per capire in base a cosa si è stabilito che non ci fu ingerenza.

 

La Verità intervista Luca Eleuteri, socio di Casaleggio

Il 14 ottobre 2019 Mario Giordano intervista su La Verità Luca Eleuteri, socio fondatore di Casaleggio Associati. Per chi non lo ricordasse, questo è il soggetto che mi puntò il dito in faccia con fare minaccioso al funerale di Gianroberto Casaleggio. Era successo che un mio scambio con Filippo Pittarello sul conflitto d’interessi di Casaleggio era finito sui giornali.

Un dialogo a metà tra politica e affari, circostanza che già sarebbe un segnale di allarme: perché intervistare il socio di un’azienda di consulenza sul taglio dei parlamentari?

Non voglio annoiarvi con l’analisi frase per frase delle tante cose senza senso dette da Eleuteri. Mi limiterò a sottolineare alcune incongruenze nel discorso, alcune omissioni pericolose, alcune bugie.

Il catenaccio dell’articolo riporta un virgolettato: “Noi mai agevolati dal M5s al governo”. Inteso commercialmente. Questo è palesemente falso e la bugia è facilmente dimostrabile.

Il primo anno al governo del M5s è coinciso con un aumento del fatturato di Casaleggio Associati del 66% (non del 60 come scrive Giordano) e del profitto di circa nove volte. Eleuteri nel corso dell’intervista, oltre a negare che ci sia un qualsiasi nesso, sostiene che i bilanci migliori l’azienda li ha chiusi prima del M5s. È vero solo in parte. Per esempio il 2013 (anno in cui il Movimento sbarca in parlamento) si chiude con un utile di 213.000 euro e un fatturato di 2.1 milioni. Lontani, è vero, dagli utili degli anni d’oro, oltre i 600.000 del 2006 e 2007 e i 300.000 del 2008: in quegli anni però l’azienda si occupava sempre di politica e uno dei suoi clienti principali era Italia dei Valori di Antonio Di Pietro.

Un’omissione interessante arriva con la domanda sui clienti. Eleuteri si rifiuta di rispondere, appellandosi alla riservatezza che richiedono i suoi clienti. Eppure, con alcuni hanno un accordo di sponsorship che gli consentirebbe trasparenza durante l’intervista. Infatti, sul sito dell’azienda sono elencati qui. Banche, sistemi di pagamento, food delivery (come Deliveroo), Poste… ciascuno un potenziale conflitto d’interessi che il buon Luca non menziona. Stamattina, il Fatto Quotidiano pubblica un articolo di Carlo Tecce in cui si menzionano Philip Morris, Lottomatica (!) e Moby. Ci torneremo con una riflessione dedicata.

Inoltre, la domanda era più precisa: “Dalle banche ad Amazon…” dice Giordano. Eleuteri non smentisce i rapporti con Amazon, anzi lo cita insieme ad Ali Baba in una risposta successiva. Interessante.

La fine dell’intervista riguarda la politica. Eleuteri, socio di Casaleggio è bene ricordarlo, spiega che l’azienda è oggi un’entità completamente staccata da Rousseau e che Davide mantiene i due ruoli, capo azienda e capo di Rousseau, ben distinti. Come, lo sa Dio, ma tant’è. Subito dopo, però, si lancia in riflessioni sul taglio dei parlamentari, sulla democrazia diretta e sulla visione di Gianroberto Casaleggio. Evidentemente la politica è ancora parte del suo lavoro, visto che ne parla nell’ambito di un’intervista sul suo business.

Gianroberto, Asimov e Cambridge Analytica

Cosa c’entrano Gianroberto Casaleggio e Asimov? Una curiosità saltata fuori durante la mia chiacchierata con Michele Boldrin mi è tornata alla mente di nuovo leggendo il nuovo libro di Christopher Wylie, il whistleblower di Cambridge Analytica.

Quando il Movimento Cinque Stelle ancora era nella mente di Gianroberto Casaleggio, mi disse che aveva in mente una struttura. Una “cornice di regole” la chiamava, simile alle tre leggi della robotica inventate da Asimov.

Vale la pena ricordarle.

  1. Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, un essere umano riceva danno.
  2. Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non vadano in contrasto alla Prima Legge.
  3. Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché la salvaguardia di essa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge.

Inizialmente, non voleva decidere nulla circa l’orientamento politico, ma selezionare personale politico sulla base di regole semplici, autoesplicative, inviolabili. All’interno della cornice, succedesse pure qualsiasi cosa.

Cosa c’entra tutto questo con Cambridge Analytica? Nel suo nuovo libro, Mindf*ck, Wylie racconta il suo primo incontro col finanziatore del progetto, a New York. Quello che pensava l’investitore avesse in mente era un sistema per simulare le società, riprodurle in digitale, prevederne i comportamenti e trarne profitto.

Racconta che, in quel momento, non potè fare a meno di pensare ad Hari Seldon e al Ciclo delle Fondazioni. Romanzi a cui anche Casaleggio si era ispirato nell’immaginare il Movimento e a cui era molto legato. Il protagonista inventa una nuova scienza, la psicostoriografia, che permette di modellizzare, prevedere, addirittura indirizzare la Storia. Qualcosa di simile pensava di fare Gianroberto.

Chissà che diavolo d’incontri faceva quando viaggiava negli Stati Uniti.

Lega e M5s alleati al Parlamento Europeo

Settimana scorsa, il 10 ottobre 2019, c’è stato un voto molto importante al Parlamento Europeo. Una una risoluzione sulle interferenze russe in europa che inizialmente prevedeva una commissione d’inchiesta su cui Lega e M5s hanno votato insieme. Ora vi ricordo il perché.

Intanto, la risoluzione è una condanna molto circostanziata nei confronti di quei partiti che hanno flirtato con i Russi durante le ultime campagne referendarie o elettorali. Si parla del Front National della Le Pen, della Lega di Salvini e del comitato Leave.EU che ha promosso la Brexit.

C’era un passaggio che prevedeva l’istituzione di una specifica commissione parlamentare d’inchiesta che, però, è stato rimosso grazie a un emendamento dei Conservatori. L’emendamento è stato votato da Lega e M5s che sono stati determinanti per farlo passare.

I motivi per cui il Movimento ha votato con la Lega sono almeno due.

Il primo è abbastanza chiaro: il Movimento, lo ha detto pure Di Maio all’ultimo Italia 5 Stelle, è disposto ad allearsi di nuovo con chiunque nei prossimi dieci anni pur di restare al governo. Anche con la Lega, che quindi non va irritata.

I russi e il Movimento

Però c’è un altro fatto che riguarda Casaleggio. O meglio una serie di fatti. Perché la commissione d’inchiesta sarebbe stata per lui pericolosa se si fosse spinta fino a indagare le sue relazioni con Steve Bannon o con i siti di propaganda russi da cui ha pescato a piene mani tra il 2014 e il 2017.

Bannon l’ha incontrato a Roma nel giugno del 2018. In quei giorni nasceva il primo governo Conte con la Lega, benedetto proprio dall’ex consigliere di Donald Trump. Di cos’hanno parlato, se di politica, business o entrambe le cose non è dato sapere.

Ma quell’incontro avviene dopo anni di frequentazioni, digitali e fisiche, del mondo di Casaleggio e del Movimento col partito di Putin. Di Battista e Di Stefano che presenziano al congresso di Russia Unita. Di Battista che propone al Movimento di farsi aiutare dall’ambasciatore russo per la campagna referendaria. Episodi che abbiamo raccontato in Supernova, documentati e mai smentiti.

Oppure il fatto che, dal 2014, Grillo e il Blog (gestito da Casaleggio) fanno un’inversione di 180° e cominciano a diffondere notizie provenienti da RT e Sputnik, due siti di propaganda russa in lingua italiana (e altre). Perché? Gratis o a pagamento? E l’avvicinamento politico segue o precede quello commerciale?

Tutte cose che una commissione avrebbe forse potuto spiegare, ma è meglio che nessuno sappia. Per ora.

È partita la fase tre del Movimento di Casaleggio

Sabato è partita la Fase tre del movimento di Casaleggio. La prima può essere identificata con i V-Day e le prime liste civiche; la seconda con lo sbarco in Parlamento e il governo con Salvini. La terza è stata formalizzata sabato e domenica scorsi.

Ogni passaggio di fase si può identificare con un fatto molto preciso e circostanziato: i vertici, Grillo e Casaleggio (prima Gianroberto e ora Davide), si liberano di zavorre che sono inutili per proseguire il percorso.

È una tecnica ben rodata ideata da Gianroberto Casaleggio ai tempi del Blog di Beppe Grillo: all’epoca, ogni tanto scriveva un post molto divisivo. Poteva essere sbilanciato a destra o a sinistra e serviva per allontanare chi non era intenzionato e seguire ciecamente la strada tracciata. Un giorno pubblicò un post razzista, che parlava dell’invasione dei “Rom della Romania” – peraltro la locuzione è specificatamente di Davide: mi disse che serviva per “liberarci di un po’ di questi sinistrorsi che infestano i commenti”.

Linguaggio familiare vero? L’invasione ricorda Salvini, no? E il termine “infestare” lo usa Trump con riferimento alle persone di colore.

Dalla fase uno alla fase due

Il primo passaggio di fase, lo abbiamo raccontato in Supernova, avvenne tra il 2012 e il 2013. Partito di Casaleggio si preparava per lo sbarco in Parlamento e serviva fare pulizia. Approfittando della vicenda di Giovanni Favia, che in uno sfogo registrato fuori onda denunciava quello che oggi conosciamo come il Sistema Casaleggio, Grillo fece un video ridicolo, contraddittorio e feroce: “fuori dalle palle chi pensa che io non sia democratico”. Alcuni se ne andarono prima del voto, altri furono espulsi dai gruppi parlamentari con una epurazione di massa mai vista prima nel primo anno di legislatura.

Dopo il voto europeo del 2014 i tempi erano maturi e il famoso “Direttorio” prese il controllo del partito, sottraendolo a Gianroberto, malato e fragile, con l’aiuto del figlio Davide che manovrava nell’ombra, costruendosi un ruolo e un’organizzazione con l’eredità.

Il primo cambio di fase è coinciso anche con la creazione di un’associazione Movimento 5 Stelle parallela rispetto alla prima (la vecchia “non-associazione”) da parte di Grillo, il suo commercialista e il suo avvocato-nipote.

Dal Direttorio, Luigi Di Maio prende di fatto il controllo del partito e alla fine del 2017 inizia il secondo passaggio di fase, che Di Maio e Casaleggio hanno formalizzato nel weekend passando alla fase tre del Movimento.

La fase tre

Anche in questo caso c’è una nuova struttura, un’altra associazione “Movimento 5 Stelle” fondata stavolta da Di Maio e Casaleggio, che affianca l’Associazione Rousseau. Lo statuto, scritto da Luca Lanzalone, mette all’articolo uno la creatura di Davide come unico fornitore possibile per la comunicazione.

Sabato è arrivata pure l’inizio dell’epurazione, in modalità che ricordano un po’ le minacce corleonesi: “mando il mio saluto ad Alessandro [Di Battista]. Gli ex ministri assenti sbagliano a non venire”, ha detto il padrone della baracca, Davide. Un messaggio chiaro: adesso siamo noi lo Stato. E si fa come dico io, chi non è d’accordo fuori dalle palle (cit).

Domenica Di Maio ha chiarito meglio gli obiettivi: stare al governo sempre, in ogni caso. Il che ha perfettamente senso: è il modo migliore per Casaleggio per ottenere vantaggi, come l’invito all’ONU per pubblicizzare le sue attività di poche settimane fa.

La Fase Tre, come dicevo, è iniziata: è quella in cui il Sistema Casaleggio governa, gli altri fanno da gregari e Casaleggio nomina i suoi ai vertici dello Stato. Di Maio, vedrete, resterà sulla scena: è con lui che Casaleggio ha l’accordo che gli permette di drenare soldi dai parlamentari lasciando a secco il partito.

Brexit e Sistema Casaleggio: tutto nasce in via Morone

La Brexit nasce in Via Morone: è un side-effect del Sistema Casaleggio, diventato modello per la nuova democrazia populista digitale.

Non lo dico io: lo dice Arron Banks, il principale finanziatore del comitato Leave.EU e del neonato Brexit Party di Nigel Farage.

I rapporti tra i due mondi nascono nel 2014, quando il Movimento 5 Stelle deve scegliere dove posizionarsi nel Parlamento Europeo. La scelta di Gianroberto Casaleggio era già fatta da tempo, anche se pochi lo sapevano: Nigel Farage, lo UKIP. Il partito che come unico punto programmatico aveva l’uscita del Regno Unito dalla UE.

Le trattative le conducono Grillo e, soprattutto, Davide Casaleggio la cui madre è inglese. Nasce il Gruppo per l’Europa della Libertà e della Democrazia Diretta. Un sistema, di fatto, per consentire ai parlamentari dei due partiti e di qualche altro piccolo alleato di ottenere soldi e tempo di parola.

I Casaleggio, però, cementano il rapporto con Farage e il suo staff che nel 2015 va in visita presso la Casaleggio Associati, via Morone 6, Milano.

All’incontro partecipano, oltre al politico inglese, uno stratega del partito, Raheem Kassam, e la futura CEO del comitato Leave.EU Liz Bilney.

Quell’incontro è cruciale: viene loro spiegato da Casaleggio come hanno utilizzato la rete, i dati, la profilazione degli utenti per costruire il Movimento 5 Stelle. Con questi consigli e l’aiuto di Cambridge Analytica Leave.EU, fondato da Banks, vincerà il referendum del 2016.

Arron Banks, dopo l’incontro di Milano, ricevette un report che lo convinse della necessità di usare il metodo Casaleggio per manipolare il consenso. Ma non solo.

Quel report dev’essere tornato utile anche tre anni dopo, nel gennaio 2019, quando insieme a Nigel Farage fonda il Brexit Party pochi mesi prima del voto europeo. Dice Banks al The Guardian che hanno costruito il partito come “copia carbone” del M5s, del Sistema Casaleggio. Una società legalmente registrata, non un vero e proprio partito, per mantenere il controllo di ogni processo. Perché, spiega, “se hai stretto controllo sulla struttura, i matti non ti possono scalare”.

Con la Brexit, il Sistema Casaleggio ha fatto scuola nel mondo, non c’è dubbio. Il problema è che forse il mondo ancora non se n’è accorto.