Casaleggio conferma tutto

Davide Casaleggio è indubbiamente il politico più divertente da commentare. Ha la capacità, unica nel suo genere, di confermare ogni accusa gli venga rivolta nelle smentite che pubblica.

L’ultima volta è accaduto lo scorso primo dicembre. Volendo smentire le inchieste del Riformista sulla consulenza di Philip Morris a Casaleggio Associati e anticipare la figuraccia rimediata con l’inviato delle Iene (Antonino Monteleone, che pure Casaleggio conosce bene), ha scritto la solita nota su Facebook. È imbarazzante, perché si tira la zappa sui piedi letteralmente nella prima frase.

Scrive, infatti, Davide Casaleggio che le Iene si sarebbero intrufolate nel “cortile privato dell’ufficio”. Solo che quello non è il suo ufficio. Lo so, perché lì ho lavorato quasi quattro anni. Antonino ha raggiunto Davide nel cortile della sede dell’Associazione Rousseau, che fu la sede di Casaleggio Associati ma ora non più. Quello non è l’ufficio di Casaleggio, che pare confondere le due realtà. Bizzarro.

Vi risparmio la lettura della sua tirata che, se volete, trovate qua, ma voglio riportarvi, per amore di cronaca, ciò che di falso e inesatto Casaleggio scrive.

Il rapporto tra Casaleggio Associati e il Movimento 5 Stelle

Sul rapporto tra Casaleggio Associati e Movimento 5 Stelle l’Erede ci spiega:

Un esempio di successo noto a tutti di come la Casaleggio Associati operi, per competenze e risultati ottenuti, è quello del MoVimento 5 Stelle per il quale ha curato la strategia iniziale ancor prima della sua costituzione avviando una partecipazione civica digitale…

Falso. Casaleggio Associati non ha “curato la strategia iniziale”. Io ho lavorato in Casaleggio Associati, come dipendente, tra il 2007 e il 2010, proprio quando l’azienda strutturava, fondava e finanziava il nascente partito (a proposito, tutto a posto con le norme sul finanziamento ai partiti?). Il Movimento 5 Stelle è un’idea di Gianroberto Casaleggio, padre di Davide. Casaleggio per anni ha usato le risorse dell’azienda, soldi e personale – incluso il sottoscritto – per gestire il partito, decidendone indirizzo e spesso personale politico. Questo anche mentre tra i clienti c’era un altro partito, Italia dei Valori, le cui strategie comunicative venivano coordinate con quelle del Blog di Beppe Grillo / Movimento 5 Stelle. Io c’ero, in quelle stanze. Lo so, lo posso testimoniare, l’ho dimostrato nei due libri che ho scritto, Supernova e Il sistema Casaleggio.

Le attività commerciali di Casaleggio Associati

Scrive Davide sulle attività della propria società:

Qualunque società che conosce le attività e le competenze tecnologiche e di business presenti all’interno di Casaleggio Associati, ne percepisce i vantaggi di impatto sull’evoluzione del proprio business.

Opinabile. Le “competenze tecnologiche” presenti all’interno di Casaleggio Associati sono le stesse che avevano gestito la piattaforma Rousseau fino al 2017/2018. Il Garante della Privacy, nelle conclusioni dell’inchiesta sulle violazioni di sicurezza subite dalla piattaforma, ha descritto come gravemente carenti sia tecnicamente che in termini di amministrazione le scelte operate sulla gestione del progetto. Se il “successo noto a tutti” è indicativo delle competenze tecnologiche dell’aziendina di Davide, io fossi loro cliente scapperei a gambe levate. Chissà perché, invece, i più grandi poteri e interessi commerciali del pianeta sembrano essere irresistibilmente attratti da una società il cui capo possiede il partito di governo del Paese. Misteri.

Casaleggio Associati non si occupa di politica e dal 2016 gli sviluppi tecnologici a supporto del blog e del MoVimento 5 Stelle sono a cura e in gestione dell’Associazione Rousseau, un’associazione senza scopo di lucro con personale e sede distinta.

Anzitutto, andrebbe chiarito cosa significhi “occuparsi di politica”. Perché, ad esempio, il contratto che Casaleggio Associati ha stipulato con la Moby di Onorato parla proprio di “sensibilizzare le istituzioni”, come riporta il Corriere della Sera. A me, ma posso sbagliare, pare che questo si possa definire “occuparsi di politica”, per soldi peraltro. Inoltre non è corretto dire che dal 2016 delle attività relative al Movimento si occupa l’associazione Rousseau. Se n’è occupata Casaleggio Associati almeno fino al novembre 2017 come testimoniato dalle carte dell’inchiesta del Garante della Privacy già citata. Le comunicazioni avvengono anche tramite PEC di Casaleggio Associati e la sede presso cui vengono condotte le ispezioni è quella di Via Morone 6 che all’epoca ospitavano gli uffici di Casaleggio Associati e di Rousseau. Come riporta l’AdnKronos, l’azienda cambiò sede solo nel dicembre del 2018, o poco prima.

La confusione tra partito e clienti

Continua poi:

Il lavoro di Casaleggio Associati si focalizza ad esempio su progetti di innovazione digitale, strategie di marketing e comunicazione, ricerche ed analisi sui mercati digitali e applicazioni software.

Il problema, qui, è capire se qualcuna di queste attività si avvicini troppo a quelle dell’altra occupazione del proprietario di questa società, cioè il dirigente politico. Viene il dubbio perché ci sono alcuni precedenti, come abbiamo raccontato io e Nicola Biondo sia in Supernova che nel Sistema Casaleggio.

Nel 2010, mesi dopo essermi licenziato da Casaleggio Associati, assisto al nuovo spettacolo di Beppe Grillo a Torino. All’epoca era già stato fondato il Movimento 5 Stelle. Ebbene, verso la fine dello spettacolo Grillo proietta per oltre un minuto un filmato che sembra la pubblicità di un prodotto. Perché lo è: sta sponsorizzando un Robot chirurgico distribuito in Italia da un altro cliente di Casaleggio Associati, per cui anche io avevo svolto delle attività fino a pochi mesi prima.

Casaleggio aveva il vizio di usare i propri clienti come asset per gli altri, come quando lo stesso Grillo venne convinto a partecipare alla festa dell’Italia dei Valori tre anni prima. Questa confusione di ruoli, questa mancanza di compartimenti stagni tra le diverse attività dentro e fuori l’azienda dovrebbero far suonare più di un campanello di allarme alle procure che hanno iniziato ad approfondire questi argomenti.

Scrive ancora Casaleggio:

Non ho mai richiesto nulla per i clienti di Casaleggio Associati a eletti o governanti del MoVimento 5 Stelle, mantenendo sempre una distinzione netta tra le due realtà.

Ah. E cosa ci fa Virginia Raggi sul sito della campagna “cambia gesto” promossa dalla multinazionale del tabacco Philip Morris, che è cliente di Casaleggio Associati? Per caso, ipotesi, non è che alla sindaca venne suggerito che poteva giovare alla sua immagine la sua presenza, così così come a Philip Morris?

Però attenzione, il meglio arriva ora. Casaleggio cerca di ribaltare la frittata e accusa uno degli autori delle inchieste di questi ultimi giorni, Aldo Torchiaro, di conflitto d’interessi. Perché? Perché lavora per un’azienda che tra i propri clienti annovera due concorrenti di Philip Morris. Ma davvero? Avere rapporti di secondo grado con un’azienda costituisce conflitto d’interessi? Allora ha ragione Il Riformista: il fatto che ci sia un rapporto non di secondo grado ma diretto tra Casaleggio e Philip Morris dovrebbe costituire, secondo la logica dello stesso Casaleggio, un conflitto d’interessi maggiore.

Il rapporto con il governo

Infine, Casaleggio nega di aver partecipato a riunioni governative per definire la finanziaria. Solo che nessuno l’ha mai accusato di questo fatto: si è solo ribadita, con documenti e testimonianze, l’ovvia influenza che le sue opinioni hanno sul partito e ricordato il fatto che presiedesse vertici di partito su decisioni riguardanti le attività di governo. Lo ha spiegato bene il Senatore De Falco, lo spiegò all’epoca l’europarlamentare Daniela Aiuto, lo ha ribadito l’ex ministro Fioramonti.

L’unico contributo pubblico che ho dato quest’anno é la ricerca sul futuro dell’Italia post Covid realizzato con l’Associazione Gianroberto Casaleggio

Anche quel documento è molto, molto interessante. Ci torneremo in una delle prossime settimane.

Il conflitto d’interessi

Ma il meglio di sé, in assoluto, lo Casaleggio lo dà in chiusura. Dopo aver cercato di allontanare da sé, per tutto lo scritto, l’ipotesi che ciò che lui fa come imprenditore abbia qualcosa a che fare con le sue attività di dirigente politico, ecco che arriva il lampo di genio:

[…] perchè la diffamazione nei miei confronti e della nostra società, questa volta, evidentemente non è l’unico obiettivo.

Purtroppo, in questa frase risulta chiarissimo il retropensiero: è chiaro che attaccano la società per attaccare il partito (o meglio, il suo nuovo pupillo, Alessandro Di Battista). E perché mai, carissimo, se sostieni che quello che fai con l’azienda è ben separato da quello che fai col partito? Come puoi pensare che le due cose siano collegate? Ma soprattutto: se lo pensi tu, perché mai non dovremmo pensarlo noi?

I follower

Unendo i puntini delle notizie che si leggono sul Movimento 5 stelle si compone un disegno inimmaginabile fino a pochi mesi fa.

Nel mezzo del voto di fiducia sulla manovra finanziaria, il Blog delle Stelle pubblica un articolo – il cui titolo pare fosse “Manovra e terrorismo” – che mette in difficoltà i vertici politici del Partito. Il post viene velocemente rimosso, segno che c’è stato, nel migliore dei casi, un difetto di comunicazione tra Roma e Milano.

L’ultimo giorno dell’anno vengono espulsi due senatori e due parlamentari europei.

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel suo messaggio di fine anno, ha parlato di molte cose. Ha però evitato i temi “propri” dei pentastellati. Nessun accenno al reddito di cittadinanza. Niente sulla blockchain. Nulla sui tagli ai costi della politica. Si è invece concentrato sugli argomenti cari a Salvini che, infatti, ha subito rivendicato e salutato con favore il messaggio del Presidente fingendo di non averlo capito.

Il cosiddetto contro messaggio di Beppe Grillo è stato solo un’imbarazzante supercazzola di un paio di minuti.

Infine ieri arriva il messaggio contro la casta di Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista, registrato sulle piste da sci. Anche questo di un paio di minuti, senz’acuti, ricco di una stanca retorica che suona più falsa di un reportage dal sudamerica.

Sta per iniziare la campagna elettorale per l’elezione del Parlamento Europeo e il Movimento spesso ha dimostrato di saper giocare queste partite, soprattutto in momenti di grande difficoltà.

Ciò detto, in questo momento stiamo commentando le gesta di un partito di follower.

Le carte le dà Salvini, che impone l’agenda politica tra un piatto di pasta e un arancino.

L’amministrazione del governo e i rapporti con l’Europa sono gestiti da Palazzo Chigi e dal Quirinale, col silenzio-assenso dei vicepremier.

Di Maio è costretto a farsi vedere in giro con quello che fa notizia pur di vedersi citato entro il primo “scroll” delle homepage dei quotidiani.

Tutto questo, nonostante il 32% dei voti raccolto solo 10 mesi fa.

Nelle prossime settimane capiremo quanto Di Maio e Casaleggio possono permettersi di perdere al voto del 23 maggio.

Casaleggio, Di Maio e l’espulsione di De Falco

Mentre stavo raccogliendo qualche informazione per scrivere questo articolo, mi sono imbattuto nell’intervista che Gregorio De Falco ha rilasciato a Sky TG 24.

Debbo constatare che De Falco ancora non ha capito cos’è il Movimento e chi comanda nel Movimento.

Il Senatore dice di sperare che “il Movimento […] corregga questo grave errore” perché “dev’essere un luogo in cui la sintesi si fa dopo una discussione“.

Ovviamente nulla di tutto questo succederà né mai è successo, come raccontiamo da ormai quasi tre anni. Il Movimento era il giochino di un comico a fine carriera e di un imprenditore vagamente frustrato. Ereditato dal figlio di quest’ultimo, è diventato il ramo politico del Sistema Casaleggio, che lo governa in coordinamento con le altre realtà che possiede per massimizzare lo scellerato investimento del padre.

De Falco era entrato ufficialmente in lista nera da due mesi, quando il sito gestito da Marcello Dettori aveva iniziato una campagna diffamatoria a suo danno. Marcello, già dipendente di Davide Casaleggio, è il fratello di Pietro, socio di Casaleggio e braccio destro di Di Maio. Tutto era già molto chiaro, per chi avesse avuto voglia di capire. O anche solo di leggere questo sito, visto che ve ne ho dato conto il cinque novembre scorso.

Buon anno Comandante De Falco.

De Falco, Fattori, Nugnes

Come spesso accade, la maggioranza in Senato si regge su pochi numeri di scarto. Accade per due motivi: il primo è che i senatori eletti sono 315, a cui vanno aggiunti – al momento – sei senatori a vita. Il secondo è che la Costituzione prevede, per la Camera Alta, la rappresentatività su base regionale. Tutte le leggi elettorali, in ossequio a questo principio, hanno sempre assegnato i cosiddetti premi di maggioranza su base territoriale. Quasi mai un partito raggiunge buoni risultati ovunque, nel Paese, quindi in Senato lo scarto di voti di fiducia è spesso molto basso.

In questa legislatura, i voti di scarto sono sei. La somma dei senatori di Movimento 5 Stelle e Lega è 167. La maggioranza è 160.

In questa situazione appare chiaro come ciascun senatore sia determinante. Poche defezioni possono mettere a rischio la sopravvivenza del governo.

Sono certamente consapevoli di questo i tre senatori del Movimento che, in occasione della fiducia sulla legge finanziaria, hanno dichiarato che sarebbe stato l’ultimo voto di fiducia concesso al governo.

Si tratta di Gregorio De Falco, Paola Nugnes ed Elena Fattori. I tre già erano noti per la loro insofferenza alla piega che ha preso il governo. Pochi giorni fa, per la prima volta, hanno palesato congiuntamente il disappunto che li anima con una video intervista per il quotidiano Open.

È seguita un’intervista della senatrice Fattori a Repubblica e ieri dieci deputati erano assenti al voto sulla manovra finanziaria.

Nessuno però minaccia seriamente di far cadere il governo. Ne ho parlato in passato: non credo che questa legislatura finirà prima del previsto, cioè il 2023. Troppi parlamentari al primo incarico, troppo debole l’opposizione. Nessuno trarrebbe vantaggio da un voto anticipato.

Da gennaio, però, è possibile che inizi una guerra di trincea per costringere i vertici del Movimento a dare qualche chiarimento. La voce che gira più insistentemente, nascosta dai soliti rumor sul rimpasto di governo, è la crescente diffidenza nei confronti del Sistema Casaleggio, quel groviglio di norme, codici, regole scritte o meno che consentono all’Erede del Fondatore di raccogliere soldi e gestire potere al riparo da ogni controllo democratico.

Prepariamoci a un 2019 ricco di sorprese.

Gregorio De Falco e la merda nel ventilatore

È partita la macchina del fango a danno del senatore Gregorio De Falco. Èd è fuoco amico, che parte da un cecchino molto vicino a Di Maio e Davide Casaleggio.

Quando Gianroberto Casaleggio amministrava il Blog di Beppe Grillo, se un eletto del M5s cominciava a dare “segni di cedimento” mettendo a rischio “la testuggine romana”, per usare le parole di Luigi Di Maio, la reazione era tanto semplice quanto spietata. Si scriveva un post, o più spesso un PS, per insultare o dileggiare l’interessata o l’interessato. Accadde con Federica Salsi, rea di aver partecipato a una trasmissione televisiva (!); accadde a Valentino Tavolazzi, accusato di voler organizzare una riunione (!); accadde, molto rumorosamente, a Giovanni Favia reo di aver parlato male del capo con un giornalista (!).

In particolare con Favia fu sperimentata una tecnica a quel tempo “innovativa”: fu fatto scrivere da un giornalista tirapiedi un articolo, poi pubblicato sul Blog, in cui s’insinuava che il fuori onda durante il quale Favia commentava l’operato di Casaleggio fosse concordato. Circostanza del tutto falsa, ma il messaggio passò nella comunità del Blog ed espellere Favia, settimane dopo, fu, per i garanti, molto più semplice di quanto potesse sembrare inizialmente.

Che si fa oggi quando un parlamentare del M5s mette a rischio la credibilità del capo? Cosa succede se il Senatore De Falco, scelto personalmente da Luigi Di Maio dà segni d’insofferenza e si permette di criticare la linea del governo?

De Falco ha di recente espresso contrarietà ad alcune norme del decreto sicurezza, lamentandosi della richiesta di ritirare gli emendamenti, annunciando voto contrario a meno che non sia posta la questione di fiducia. Per intenderci: non vuole mettere in crisi il governo, ma non è disposto a rinunciare alle sue prerogative di senatore. Ho già espresso la mia opinione in merito ai nuovi “dissidenti“, non mi ripeterò qui, ma potete leggere l’articolo della scorsa settimana.

Ma qualcosa è successo, nel sottobosco della comunicazione parallela legata, in maniera più o meno evidente e più o meno stretta, a Di Maio e al Sistema Casaleggio. È apparso un articolo sul sito Silenzi e Falsità del tutto simile, per struttura e contenuti, a quello che fu pubblicato per la character assassination di Giovanni Favia. Si ricorda il passato pubblico di De Falco (“…salga a bordo, cazzo!”) sostenendo che fosse una recita. Lo si accusa di essere un infiltrato di Repubblica. Insomma, lo si addita come sabotatore. Qual è il fatto interessante? Che il sito Silenzi e Falsità è di proprietà di Marcello Dettori, fratello di Pietro il quale è consigliere di Di Maio e socio di Davide Casaleggio nell’Associazione Rousseau.

Un pezzo di Sistema che si muove tempestivamente, probabilmente senza nemmeno necessità di coordinamento. Come le formiche descritte da Davide Casaleggio nel suo libro Tu Sei Rete.

Grazie a Lucio Di Gaetano per la segnalazione.