Dall’Osso dal Movimento a Berlusconi: le conseguenze

Non basterà la battuta di Grillo (“offro il doppio di Berlusconi“) per evitare le conseguenze del passaggio del deputato Matteo Dall’Osso dal Movimento a Forza Italia.

Dall’Osso, infatti, rappresenta molte prime volte. Soprattutto, era un militante storico del Movimento, da quando ancora non esisteva.

Una grana che potrebbe aprire nuovi fronti nel gruppo parlamentare, che già non vive un momento sereno.

L’episodio è clamoroso per tanti motivi: è il primo parlamentare del Movimento che dalla maggioranza passa all’opposizione, direttamente in un altro partito senza passare dal gruppo misto.

Lo fa in diretta polemica con i vertici, Di Maio in particolare, per documentati motivi politici, dopo aver tentato in ogni modo di ottenere l’approvazione di un emendamento.

Dimostra la dinamica che vado descrivendo da mesi: il gruppo si tiene finché Di Maio riesce a garantire risultati, nomine, prebende politiche. Dimostra che, ormai, non c’è più alcuna spinta ideale nemmeno tra i militanti che hanno investito ore, giorni, mesi prima che perfino si potesse ipotizzare di diventare deputati. Dimostra, pure, l’affinità con la destra del Paese. È lì che si guarda, quando col Movimento è finita.

Non c’è una comunità, non c’è un “sogno” che tenga insieme il gruppo parlamentare, solo una fitta rete di ricatti e aspettative. Tutti lo sanno. Nessuno, prima, si era stancato di aspettare. Ora è accaduto. Ora Di Maio e soci sanno che niente è al sicuro: neppure i più fidati, insospettabili buongustai, quelli che si sono bevuti tutto, che si sono ingoiati dieci anni di rospi, sono più disposti ad aspettare.

C’è terreno fertile – vedremo quanto – per la campagna reclutamento di Berlusconi e Forza Italia. E al Senato il governo si regge su sei voti.

L’addio di Matteo Dall’Osso apre, inevitabilmente, un altro fronte: l’efficacia e la credibilità della multa di 100.000 euro prevista per chi, come lui, lascia il partito. È un meccanismo che si era inventato Gianroberto Casaleggio, sulla scorta di quel che faceva Antonio Di Pietro. Solo che non ha mai funzionato. Nessuno ha mai pagato alcuna multa.

Il primo episodio c’era stato qualche mese fa, all’uscita di un europarlamentare. Anche allora il trattamento era stato molto comprensivo, e nessuna multa fu richiesta. Questo secondo episodio tradisce la consapevolezza che quella norma sia inapplicabile, perché incostituzionale. Meglio lasciare il sospetto e il timore, piuttosto che rischiare la certezza. “Basta che lo credano“, diceva Gianroberto.

Come dicevo pochi giorni fa, sono finiti soldi e posti. Ora c’è un sentiero tracciato.

Ora si devono inventare qualcos’altro per trattenere gli oltre trecento parlamentari a cui si offre di diventare finalmente davvero determinanti, prima per far cadere il governo, poi per farne nascere uno nuovo.

La legislatura è ancora lunga, ne vedremo delle belle.

Rousseau: cinque domande a David Borrelli

Ieri, un articolo del Foglio a firma Luciano Capone svela un fatto importante e inquietante. C’è un europarlamentare del MoVimento 5 Stelle, David Borrelli, vicinissimo a Casaleggio padre e a Beppe Grillo, che ha acconsentito a fare sostanzialmente da prestanome allo stesso Grillo come socio nell’associazione Rousseau.

Le sue parole sono inquietanti: “non so nulla, sono in quell’associazione perché Beppe mi ha chiesto di esserci, ma è come se non ci fossi. Meno so meglio è”.

Nello stesso articolo si fa notare come non siano pubblici né lo statuto né il bilancio analitico di Rousseau. Si sa quanti soldi sono stati raccolti, quanti ne sono stati spesi, ma non si sa per cosa e con quali fornitori.

Non si conosce nemmeno quali siano esattamente le misure adottate, come richiesto dal Garante della Privacy, per tutelare i dati personali degli iscritti raccolti dalla piattaforma Rousseau che è gravemente, e in alcuni casi illecitamente, carente in termini di sicurezza, progettazione, procedure.

David Borrelli, però, è socio dell’associazione Rousseau e ne ha firmato il bilancio. Ha dunque i mezzi per fare luce, tanto più che ora, con il nuovo statuto del MoVimento, l’Associazione Rousseau di Davide Casaleggio è un organo ufficiale, che gestisce e gestirà una importante quantità di denaro. Borrelli è inoltre un membro del Parlamento Europeo eletto: gli è richiesto un grado di trasparenza maggiore a quella che può essere richiesto a un privato cittadino.

Pertanto chiediamo a David Borrelli:

  • Può fornire copia dello Statuto dell’Associazione Rousseau, di cui lei fa parte?
  • Può fornire copia del bilancio analitico dell’Associazione Rousseau, affinché se ne conoscano i fornitori?
  • Può fornire copia della policy di sicurezza per il trattamento dei dati e lo sviluppo degli strumenti informatici?
  • Con quale scopo Grillo le chiese di far parte dell’Associazione Rousseau?
  • Lei ha dichiarato, in merito alla gestione da parte di Davide Casaleggio dell’Associazione Rousseau: “meno ne so, meglio è”. Può chiarire il significato di queste parole? È a conoscenza di condotte illegittime o illecite?

Le domande sono state inviate all’On. Borrelli via mail, al suo indirizzo ufficiale di Europarlamentare, e per conoscenza al Presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani e al Vicepresidente del Parlamento Europeo del M5S Fabio Massimo Castaldo.