Come Casaleggio profila (illegalmente?) gli utenti

Chi vuole togliere a Casaleggio la proprietà di Rousseau forse non si rende conto della macchina da soldi di cui si sta parlando. O forse sì, e allora sono stupidi abbastanza da credere che Casaleggio sia disposto a rinunciarvi. Casaleggio grazie a Rousseau raccoglie soldi dai parlamentari e profila gli utenti grazie ai loro dati, materia prima preziosissima.

L’8 di ottobre 2019 era il decennale della fondazione dello scomparso Movimento 5 Stelle (quello di oggi è, sia politicamente che formalmente, un’altra cosa). Un gruppo di sedicenti attivisti guidati dal consigliere regionale Barillari ha pubblicato quel giorno un documento chiamato la Carta di Firenze 2019.

Al primo punto c’è, tra le altre, la richiesta che la piattaforma Rousseau diventi di esclusiva proprietà del Movimento 5 Stelle. Ora è posseduta e gestita dall’omonima Associazione, a sua volta di proprietà di Davide Casaleggio e tre suoi tirapiedi.

È ingenuo, se non idiota, pensare che Casaleggio possa rinunciare alla proprietà di Rousseau.

L’investimento

Anzitutto, la piattaforma è il frutto dell’investimento di dodici anni prima di Casaleggio Associati, quasi fallita per portare avanti questo progetto, poi dell’Associazione.

Quando Davide Casaleggio ha spostato l’ha spostata dall’azienda verso l’associazione, ha cominciato a pretendere dai parlamentari un contributo per lo sviluppo e la manutenzione. Questo gli consente di drenare quasi 8 milioni di euro a legislatura, sebbene pare che molti parlamentari si stiano rifiutando di pagare il servizio.

Gestire un flusso di denaro del genere permette di gestire potere, a cui Casaleggio difficilmente rinuncerà.

Questi soldi hanno permesso di costruire un prodotto che presto potrebbe diventare profittevole. Non a caso Casaleggio è andato a promuoverlo alle Nazioni Unite: l’obiettivo è chiaramente piazzare la sua merce all’estero.

C’è altro: i dati.

Come Casaleggio profila gli utenti

Anche se Casaleggio lo nega, tramite Rousseau e il Blog delle Stelle (prima quello di Beppe Grillo) ha costruito negli anni e alimenta tutt’ora un database di utenti a cui sono associati specifici comportamenti.

Non solo tramite il voto: qualsiasi azione all’interno del sito e della piattaforma gli consente di tracciare un profilo, un “modello” di comportamento sia per ciascun iscritto che generale.

Rousseau gestisce molte attività: raccolte fondi, proposte di legge, organizzazione di eventi. Quando un iscritto partecipa, quell’azione consente a Casaleggio di capire a quale “stimolo” ha risposto per compierla. Gli utenti si coinvolgono meglio inviando loro una mail? Un SMS? Un titolo è più efficace di un altro? Quante volte gli utenti aprono le email, quante volte cliccano sui link proposti? Chi accede più spesso alla piattaforma è poi più propenso a fare una donazione? L’entità della donazione a quali comportamenti è correlata?

Peraltro, come conferma la Privacy Policy, la navigazione sui siti di Rousseau è monitorata tramite Google Analytics, Facebook e Twitter. Davide sa tutto dei suoi utenti.

La prova è pure abbastanza visibile nei commenti del Blog Delle Stelle. Accanto al nome di molti utenti sono presenti delle iconcine. Era una vecchia idea di Gianroberto Casaleggio, che gli ha consentito negli anni di profilare, individuare facilmente gli utenti più “fedeli”. A ogni logo corrisponde un evento a cui quell’utente ha partecipato: Il V-Day, Woodstock 5 Stelle, una campagna di donazioni e, da poco, anche l’iscrizione a Rousseau. Gli utenti sono tutti accuratamente profilati e controllati.

Sono informazioni preziosissime che hanno un valore commerciale. Conoscere il comportamento e le reazioni degli utenti sulla base di specifiche azioni, consente di creare dei modelli applicabili ad altri mercati o con altri clienti. Se domani Casaleggio decidesse di permettere l’utilizzo di Rousseau a partiti esteri, potrebbe vendere un servizio affinato negli anni sulla base della profilazione degli utenti prima del Blog di Grillo e ora di Rousseau / Blog delle Stelle. Un vantaggio competitivo importante.

La Cambridge Analytica italiana

Vi ricorda qualcosa? Rousseau adesso e Casaleggio Associati prima stanno facendo la stesso cosa che ha fatto Cambridge Analytica. La società inglese ha utilizzato i dati raccolti per profilare gli utenti con lo scopo di proporre pubblicità politiche personalizzate. I dati, peraltro, erano illecitamente raccolti, una circostanza che ricorda il modo in cui venivano gestiti dalle parti di Via Morone, per il quale Rousseau è stata multata due volte per un totale di 80.000 euro.

L’utilizzo che fa Casaleggio dei dati che profila è forse più inquietante: Rousseau viene utilizzata per prendere decisioni fondamentali che riguardano la vita pubblica del nostro Paese. Dal salvataggio di Salvini dai processi alla formazione dei governi. Saper prevedere come reagiranno gli utenti a un certo stimolo, una domanda posta in un certo modo, una comunicazione inviata in un certo momento gli permette di orientare le decisioni più importanti.

Inoltre, se volesse utilizzare questi dati per migliorare l’offerta della propria società, Casaleggio Associati, noi non lo sapremmo mai. Non ci sarebbe bisogno di un passaggio effettivo di dati: Davide conosce bene i risultati delle analisi che conduce in Rousseau e non servono azioni per trasferire questa conoscenza fuori dall’associazione verso l’azienda.

Resta da capire se sia lecito aggregare i dati di profilazione di servizi diversi (Rousseau, Il Blog delle Stelle, gli eventi organizzati, le donazioni) per alimentare il database di un ente commerciale che ne può estrarre modelli derivati.

Di certo, tutto questo Casaleggio non lo consegnerà gratuitamente a Barillari.

ONU: l’insostenibile inadeguatezza di Casaleggio

Lunedì sera, ne abbiamo parlato ieri, Davide Casaleggio è intervenuto ad un incontro a margine dell’Assemblea generale dell’ONU, organizzato dal governo italiano, sulla cittadinanza digitale.

Come ho già spiegato, l’operazione sembra davvero interamente commerciale. L’organizzazione era iniziata col governo precedente, ma il Ministro Moavero non sapeva che Casaleggio avrebbe presenziato. Non si capisce a che titolo Casaleggio sia intervenuto: non è un esperto del settore, l’unica esperienza in campo digitale pratico, la piattaforma Rousseau, è disastroso. Se invece riflettiamo sul fatto che sia Casaleggio Associati, la sua società, sia l’Associazione Rousseau hanno interessi commerciali nel settore, tutto diventa molto più chiaro.

Ho seguito la conferenza con attenzione: mi ha colpito l’assoluta inadeguatezza di Casaleggio in quel consesso.

Tutti gli altri partecipanti avevano competenze specifiche o ruoli di rappresentanza. Nessuno ha parlato di voto via internet. Per il resto del mondo, la cittadinanza digitale non è questo. Per cittadinanza digitale s’intende l’insieme di servizi dell’amministrazione pubblica per semplificare i processi quotidiani, garantire diritti e salute, migliorare la qualità della vita. Tutti, nessuno escluso, hanno sottolineato l’importanza della sicurezza informatica e del corretto trattamento dei dati personali. In mancanza di queste due precondizioni, si scivola in una società del controllo dove i cittadini sono vittime di abusi da parte dei potenti.

Non sapevano, i relatori, chi fosse Casaleggio, seduto allo stesso tavolo. Un potente, proprietario di un partito al governo, che con l’abuso dei dati ha profilato gl’iscritti al suo partito, tramite una piattaforma nota per essere stata violata più volte, che non possiede i minimi standard di sicurezza richiesti negli anni Novanta.

Casaleggio ha perso il futuro

La quasi totalità dell’intervento di Casaleggio guardava indietro. Partito da metà dello scorso millennio, ci mette quasi 6 degli 8 minuti per arrivare ai giorni nostri. Le precedenti relazioni erano, invece, proiettate all’oggi e al domani, alle sfide concrete, documentate che i governi dei paesi sviluppati e in via di sviluppo affrontano e vincono. Ai problemi che hanno risolto e alle minacce che la digitalizzazione porta inevitabilmente con sé. “Più si diffonde la digitalizzazione del mio paese, più aumentano gli attacchi informatici, è un problema che va risolto” spiega il rappresentante del Bangladesh.

Casaleggio spiega, lasciando tutti basiti, che grazie all’industrializzazione le donne hanno potuto iniziare a lavorare perché “non facevano più fatica fisica”. I diritti delle donne, dei minori sono subordinati al progresso tecnologico, non esistono in quanto tali. Uno schifo.

Passando per la promozione di Rousseau, del Movimento (a proposito: è lecito nella grammatica diplomatica internazionale pubblicizzare un partito alle Nazioni Unite?) e del V-Day, Casaleggio spiega che dobbiamo inserire nel concetto di cittadinanza digitale la partecipazione ai processi politici.

All’ONU Casaleggio, insomma, promuove la sua realtà politica, la sua figura di presunto esperto di cittadinanza digitale, i servizi e i temi sui quali ha interessi economici e commerciali sia con Casaleggio Associati che con l’Associazione Rousseau.

Un oltraggio all’immagine del nostro Paese, che piega il governo all’interesse del capo del suo partito. Proprio come gli ultimi 25 anni.

Di chi sono gli iscritti del Movimento 5 Stelle?

La domanda è: a chi appartengono gli iscritti del Movimento? All’associazione “Movimento Cinque Stelle” o all’azienda nei cui server sono contenuti tutti quei dati? E chi li gestirà in futuro quando sarà pronto un nuovo statuto del Movimento con precisi incarichi?

Questione spinosa che Casaleggio, Grillo e il Direttorio hanno già dimostrato di non saper gestire: gli espulsi, infatti, sono stati riammessi, a Roma e Napoli in particolare, perché l’Associazione Movimento Cinque Stelle, quella nata nel 2012 che aveva proceduto all’allontanamento dei militanti, non è quella a cui questi sono iscritti, cioè la “non-associazione” sancita dal “non-statuto”. Una presa in giro, nel migliore dei casi; un tentativo di furbata, nel peggiore, ma che certamente rispecchia la gestione che aveva in mente Gianroberto: “Io ho ragione, le leggi devono necessariamente stabilirlo; se non lo fanno, fate in modo che lo facciano”.

E’ su questo che si è consumata la più grande frattura sull’asse Milano-Genova, anche a causa del danno di immagine che queste vicende stanno provocando a Grillo.

Da un lato, per la Casaleggio conoscere il comportamento sulla piattaforma e sul blog degli iscritti ha un enorme valore commerciale. In questo caso, vale la massima molto nota nel settore: quando un servizio online è gratis, significa che il prodotto sei tu. Difficile che l’azienda rinunci a qualcosa di così importante, costruito in oltre dieci anni di campagne virali, spettacoli di Grillo, tour politici nei quali ha investito un patrimonio.

Dall’altro, sapere come la pensino gli iscritti di un certo territorio, su un determinato tema, o perfino gli stessi parlamentari, è un vantaggio competitivo non indifferente sia verso l’interno che verso l’esterno, per chiunque voglia guidare il partito: Di Maio, o chi per lui, se vuole prendere in mano le redini del Movimento deve avere accesso a quei dati. Sapere chi, nel gruppo parlamentare, ha votato pro o contro il direttorio, pro o contro l’abolizione del reato di clandestinità, pro o contro le unioni civili, ad esempio, farebbe la differenza.