I profili fake di Rousseau

La nona presunta fake news riguardo il voto su Rousseau che Casaleggio vorrebbe sfatare riguarda la presenza di profili fake sulla piattaforma.

Sarebbero identità false, non corrispondenti a persone reali.

La replica rispetto a questa contestazione è piuttosto debole. Sostiene che i profili sono certificati solo se viene caricato un documento ufficiale, una email e un numero di telefono verificati.

Solo che un controllo del genere è molto facile da aggirare. Anzitutto, non è detto che chi sta fisicamente davanti allo schermo sia effettivamente chi dice di essere. Questo problema è irrisolvibile se non c’è un controllo fisico, di persona, dell’iscritto. Non si può avere in alcun modo la sicurezza che sia io a usare i miei documenti e non altri.

Aprire un indirizzo email e ottenere un’utenza telefonica è questione di pochi minuti. Non è nemmeno possibile controllare che il numero di telefono sia effettivamente intestato a chi lo usa. Le argomentazioni di Casaleggio, quindi, sono inutili. Tant’è che già dieci anni fa, quando si stava progettando il sistema, una dei problemi che io stesso avevo sollevato era proprio la modalità di verifica dell’identità. La scelta di Gianroberto Casaleggio fu quella di non complicare il processo ma inserire un deterrente legale. L’idea era quella di sfruttare la norma che punisce chi dichiara falsamente la propria identità. Quella norma però è ora stata soppressa, quindi anche avvenisse non c’è alcun modo di punire questo comportamento.

Inoltre, non si affronta il problema tecnico di eventuali errori del codice che permettessero la duplicazione delle utenze o il voto multiplo.

Infine, dichiarare il numero di aventi diritto al voto, come fa Rousseau, senza possibilità di verificarlo è totalmente inutile. È la parola di Casaleggio, di cui ci si deve fidare. E un sistema di voto che non sia intrinsecamente sicuro ma che preveda la necessità di fidarsi di qualcuno è di per sé inadeguato.