Casaleggio Associati debunked

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di Marco Canestrari e Nicola Biondo

Casaleggio Associati ha sempre avuto un rapporto ipocrita con la stampa e il giornalismo: negli anni in cui ho lavorato in via Morone ogni mattina, sul tavolo della sala riunioni, venivano messi a disposizione i quotidiani freschi d’edicola. Il Sole, il Corriere, Repubblica e un altro paio che potevano variare. Qualche rivista mensile o settimanale.

Poi, quasi quotidianamente, dai prodotti editoriali curati dall’azienda per conto di qualche cliente — il Blog di Grillo, quello di Di Pietro — si lanciavano strali contro quelle stesse pagine. Una volta Gianroberto Casaleggio ebbe l’idea di misurare le notizie col righello. Avete capito bene: col righello. Ne uscì un post di Grillo in cui si suggeriva di valutare l’importanza dell’informazione in metri quadri. Un’evidente presa in giro.

Il rapporto era ed è rimasto ipocrita perché, come racconta il direttore di Panorama Raffaele Leone nell’introduzione al suo reportage, le pareti di quella stessa sala riunioni sono tappezzate di ritagli che “raccontano la nostra storia”, come afferma Maurizio Benzi, socio. La mia impressione è che i Casaleggio, e per osmosi i suoi soci, abbiamo sempre sofferto di un complesso d’inferiorità nei confronti della stampa che li ha quasi sempre ignorati. Gianroberto, tuttavia, non cercava l’approvazione dei grossi quotidiani, che sinceramente disprezzava. Davide è tutt’altra storia.

L’Erede è più pragmatico del padre; non gl’interessa la politica ma, come ho già scritto, ha l’esigenza di capitalizzare il patrimonio di relazioni e investimenti — spesso azzardati — dell’illustre genitore.

Normalizzare il rapporto con la stampa, con molta cautela, è funzionale allo scopo. Davide ha ottimi rapporti con il Corriere della Sera, a cui manda letterine che vengono subito pubblicate quando ha l’esigenza di affermare il suo potere e rilascia interviste sulle attività della sua azienda, subito riprese dal suo Blog delle Stelle.

Settimana scorsa, l’intervista-reportage di Panorama, molto interessante e ricco di spunti ma viziato da un vistoso Reality Distortion Field che è necessario correggere, come andremo a fare.

Gli anni irripetibili di Webegg

Apre le danze Maurizio Benzi, che ricorda gli “anni irripetibili” di Webegg, l’azienda di Telecom in cui lavorano lui ed Eleuteri il cui amministratore delegato era Gianroberto Casaleggio. Benzi ne parla come “l’incubatore” della futura Casaleggio Associati. Quel che dimentica di spiegare è perché finì quell’esperienza: quando la dirigenza Telecom e Gianroberto risolsero il loro rapporto, Webegg era in forte perdita a causa della gestione dissennata del futuro fondatore del Movimento 5 Stelle. Vale la pena ricordarlo perché è esattamente la fine che stava per fare la stessa Casaleggio Associati, per tre anni in forte perdita fino alla morte di Casaleggio, oggi tornata all’utile anche grazie alle manovre di Davide che ha “socializzato” le perdite causate dalle attività relative al Movimento, trasferendole all’Associazione Rousseau che viene finanziata dalle donazioni e dai parlamentari.

Il “cliente” Beppe Grillo

Molto romantico il racconto di Casaleggio quando ricorda del primo incontro con Beppe Grillo: “lo vedevamo come un potenziale cliente”, lasciando sottinteso che, dopo, è diventato un fraterno amico. Qui è fortissimo il RDF: Davide dimentica del tutto il modo in cui Grillo veniva utilizzato dall’azienda negli anni d’oro del Blog. Grillo non era solo un cliente, era utilizzato come un asset da Casaleggio Associati, come abbiamo ricostruito nel libro Supernova, come quando dal palco dei suoi spettacoli pubblicizzava occultamente i prodotti di medicina robotica di AbMedica — cliente del suo editore Gianroberto — o quando partecipò in videoconferenza alla festa di Italia dei Valori di Antonio Di Pietro che pure usufruiva dei servizi della srl milanese.

“Con la politica non abbiamo fatto soldi, guardate i bilanci”

È vero: a guardare solo i bilanci si potrebbe affermare che l’azienda ha rischiato di fallire per colpa, genericamente, della politica. Ma è proprio questo il tema andrebbe approfondito: come ha risolto Davide Casaleggio il problema?

Se le spese che hanno appesantito i bilanci di CA le consideriamo investimenti risulta più chiara la riorganizzazione delle attività: l’azienda di consulenza — Casaleggio Associati — , l’interfaccia politica — l’Associazione Rousseau — , l’incubatore di relazioni attraverso il quale fare attività di lobbing — l’Associazione Gianroberto Casaleggio. Tutte presiedute da Davide. Difficile affermare che l’azienda non ne tragga beneficio.

D’altronde, la tecnica l’hanno imparata negli anni in cui lavoravano col ministro (non “ministero”) delle infrastrutture Di Pietro: separare anche solo formalmente le attività serve per evitare che qualche cliente mangi la foglia e si accorga che le mansioni che Casaleggio Associati svolgeva in relazione al progetto Movimento 5 Stelle del 2009 erano finanziate, di fatto, dagli altri clienti della società, in particolare quelli più sensibili alle attività politiche come Italia dei Valori e il gruppo editoriale Gems, a cui probabilmente si riferiscono quando parlano dei grossi clienti che li hanno abbandonati da un giorno all’altro.

Le firme del V-Day

È sempre affascinante, quando si parla del V-Day, come entri prepotentemente in azione il campo di distorsione della realtà. Non sull’evento dell’8 settembre 2007 ma sul secondo V-Day, quello del 25 aprile del 2008.

Anche in occasione di questa intervista Casaleggio ricorda con orgoglio il successo della raccolta firme per la legge d’iniziativa popolare “Parlamento Pulito”, 350.000 sottoscrizioni in poche ore. Passa poi al 2009, alla fondazione del M5s.

In mezzo, però, c’è la seconda raccolta firme, quella fallita: quella per i referendum sull’informazione. In quell’occasione non solo non fu raggiunto l’obiettivo del milione e mezzo di firme per i tre diversi quesiti proposti, ma il padre Gianroberto cercò di ottenere il diritto di gestire i rimborsi referendari pur non facendo nemmeno parte del comitato promotore.

Anche questa vicenda è estesamente raccontata nel nostro lavoro “Supernova”. Fu un episodio cruciale per infinite vicende pubbliche e private degli anni a venire e capisco che Casaleggio voglia farlo dimenticare.

La piattaforma Rousseau in regalo a…

Una delle battute più riuscite di Grillo è quella in cui spiega il conflitto d’interessi di Tronchetti Provera quando, da presidente Telecom, ha venduto gli immobili della società telefonica alla Pirelli, presieduta da se stesso. Grillo immagina la trattativa: Tronchetti che parla al vuoto, poi ruota di centottanta gradi e risponde al suo alter ego immaginario.

Ebbene, anche Davide Casaleggio sa essere molto divertente quando racconta di come, alla morte del padre, abbia donato la piattaforma Rousseau sviluppata dalla sua azienda, lasciando intendere una grossa perdita economica dell’azienda ripagata dalla consapevolezza di aver fatto un bel gesto. Sa essere molto divertente perché, proprio come Tronchetti, il beneficiario di questa straordinaria ciofeca è se stesso, ossia l’associazione Rousseau da lui fondata e da lui presieduta.

Balla fotonica: i candidati li hanno decisi gl’iscritti a Rousseau

Fino a qui le dichiarazioni riportate erano riprese dall’introduzione all’intervista a Davide Casaleggio. Ora passiamo alle domande e risposte vere e proprie, dove ci sono le balle fotoniche vere, non solo la distorsione di storia e realtà.

La prima è relativa alle candidature, che Casaleggio sostiene essere state decise dagli iscritti alla piattaforma Rousseau. È una balla, almeno in (buona) parte. Le candidature sono state prima scremate dallo “staff”, poi sottoposte al capo politico, poi alla fine, gli iscritti hanno potuto scegliere l’ordine di comparizione delle liste bloccate. I candidati all’uninominale, invece, sono stati tutti decisi, tutti quanti, da Luigi Di Maio in persona.

Non è vero nemmeno che tutti i processi di voto siano stati certificati. È successo solo in un paio di occasioni e, peraltro, la bontà della certificazione è andata in frantumi quando il Garante per la protezione dei dati personali ha chiesto lumi sul prodotto. Le parole dei tecnici che hanno effettuato l’ispezione tradiscono imbarazzo nel descrivere un software sviluppato senza le competenze minime necessarie in termini di sicurezza e best practice.

Casaleggio scivola nel ridicolo quando spiega che a certificare l’esito ora ci sono i notai, come se questo possa garantire la corretta elaborazione degli algoritmi di Rousseau, o quando parla di blockchain come “punto di arrivo” in termini di efficienza e sicurezza del voto online. Rimando al video qui a fianco per l’approfondimento sulla supercazzola in questione.

Balla fotonica: lo Statuto del Movimento 5 Stelle modificato a causa della legge elettorale

Raffaele Leone, direttore di Panorama che conduce l’intervista, fa notare come in un anno Rousseau abbia perso 40.000 iscritti. La risposta è tanto esilarante quanto disarmante: secondo Casaleggio la nuova elettorale ha imposto un nuovo statuto e così gli iscritti sono ripartiti da zero.

La verità è tutt’altra: la necessità di creare una nuova associazione Movimento 5 Stelle (la terza in 5 anni) è dovuta a molteplici fattori. I due più importanti sono gli errori commessi nella richiesta di autorizzazione dell’utilizzo dei dati in fase d’iscrizione (ai sensi della normativa sulla privacy) e il rischio dovuto alle cause intentate dagli ex attivisti assistiti dall’avvocato Borrè, che hanno ottenuto che l’associazione originaria (quella che veniva chiamata non-associazione e a cui si era originariamente iscritti) fosse messa “sotto tutela” da parte di un curatore, in attesa di stabilire se Beppe Grillo sia in conflitto di interessi nel presiedere tutte le varie associazioni create nel tempo.

La legge elettorale, dunque, non c’entra nulla: c’entra la superficialità — e forse peggio — con cui sono stati trattati i dati degli iscritti nel corso degli anni.

Vale anche la pena di ricordare un paio di fatti, che singolarmente Casaleggio non riporta nelle sue risposte:

  1. il nuovo Statuto del Movimento 5 Stelle, che consegna alla sua Associazione Rousseau il potere di amministrare comunicazione e processi democratici del partito e lo rende parte integrante di esso, è stato scritto da Luca Lanzalone, ora agli arresti per la vicenda dello stadio della Roma
  2. in virtù di quello statuto, Casaleggio raccoglie fondi dai parlamentari e dalle donazioni degli utenti del Blog delle Stelle; questi fondi dovrebbero essere utilizzati per lo sviluppo e la messa in sicurezza della piattaforma Rousseau; invece, Casaleggio ha impiegato parte di questi denari per organizzare una sua iniziativa chiamata “Rousseau Open Academy” e sottratto tempo alle attività prescritte dal Garante della Privacy a cui ha chiesto un’ulteriore proroga delle scadenze.

Casaleggio afferma anche che non ci sia alcun conflitto di interessi tra le sue attività politiche e quelle imprenditoriali e che presto le sedi di Casaleggio Associati e Associazione Rousseau verranno separate; il che è ovviamente totalmente inutile ai fini di trasparenza e separazione delle attività, fintanto che lui resta presidente di entrambe.

Il vero ruolo di Davide Casaleggio

Infine, Casaleggio cerca di ridimensionare il suo ruolo. Nel farlo, curiosamente, ribadisce l’influenza che ha su Luigi Di Maio. Un messaggio a tutti i parlamentari che, non senza motivo, si lamentano della tassazione imposta per Rousseau.

Sostiene di non interferire nelle decisioni politiche, eppure è presente in ogni occasione di rilievo dalla proclamazione dei candidati alle riunioni fiume per decidere il da farsi sullo stadio della Roma.

No, Davide ha una grande influenza sul Movimento 5 Stelle e, come racconteremo io e Nicola Biondo nei prossimi mesi, sta costruendo il suo personale piano B grazie all’eredità imprenditoriale, politica, relazionale di suo padre Gianroberto.

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