Il veto di Davide Casaleggio all’accordo con i Verdi europei

La bugia del presidente di Rousseau sul suo potere nel Movimento ha le gambe corte

Ieri raccontavo come dopo le prossime elezioni europee il Movimento 5 Stelle dovrà trovare un accordo con il partito di Salvini e Le Pen per sopravvivere politicamente, date le regole del Parlamento Europeo che subordinano l’erogazione di fondi e il diritto di parola in assemblea all’adesione dei parlamentari a un gruppo politico.

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Concludevo sottolineando come un’eventuale intesa coi Verdi fosse difficile per l’indisponibilità del partito presieduto da Monica Frassoni e Philippe Lamberts.

Proprio Lambert, sempre ieri, rilascia un’intervista al Foglio in cui, tra le altre cose, rivela:

“[Uno dei motivi di divergenza] ha a che fare con la presenza di Davide Casaleggio, il suo ruolo non chiaro, priva di qualsiasi legittimazione elettorale e certamente incompatibile con una struttura democratica quale dovrebbe essere quella di un partito politico”

e racconta che

“Gli ultimi contatti ufficiali li ebbi con David Borrelli, quando era ancora il leader europeo del M5s, ormai più di due anni fa. Ricordo che nel 2014 la possibilità di costituire un’alleanza tra noi e i grillini nel Parlamento di Strasburgo fu valutata con serietà. Ma poi tutto s’interruppe perché, ci fu detto, era Casaleggio a non volere un’intesa del genere. Per noi, una simile dinamica è inaccettabile: chi è davvero Casaleggio?”

Si riferisce proprio a Davide Casaleggio: fu lui infatti, essendo madrelingua inglese, a condurre le trattative con Farage insieme a David Borrelli e Beppe Grillo nel 2014. Ci fu, come conferma Lamberts, un contatto anche coi Verdi: il contatto, verosimilmente, avvenne per tramite di Monica Frassoni che con Grillo aveva un rapporto d’amicizia da parecchi anni. Oggi sappiamo che fu Casaleggio a rifiutare l’intesa.

Ci fu un secondo tentativo nel 2016 prima, durante, o dopo il tentativo di accordo con l’ALDE?

Se ancora ce ne fosse bisogno, tutto questo dimostra che Casaleggio mente quando sostiene di non occuparsi di politica e di avere solo un ruolo di attivista del Movimento. È invece, attraverso la sua Associazione Rousseau, titolare di un potere non codificato negli statuti, se non dove si riconosce proprio all’associazione il ruolo di amministratore dei processi democratici e della comunicazione del partito. Con il non irrilevante dettaglio che Casaleggio è inamovibile dalla presidenza dell’associazione, al contrario delle cariche politiche, delle candidature e degli organi di garanzia del Movimento.

Dimostra anche che il suo ruolo è oggetto di interesse e perplessità anche all’estero. Una circostanza interessante che andrà indagata con attenzione.