Quanto durerà la bromance gialloverde?

Ho lanciato un sondaggione su Twitter per capire il clima nella mia filter-bubble sulla durata del governo. Il risultato non mi ha stupito affatto: oltre la metà pensa che il governo cadrà dopo le europee: verosimilmente rappresenta niente più della speranza di chi ha risposto. Speranza condivisibile, ma temo illusoria.

Non so quanto durerà Conte, ma gli interessi dei partiti di governo e dei rispettivi gerarchi sono più numerosi e profondi di quello che sembrano. Non lasciatevi ingannare dalle pavide uscite del presidente della Camera Roberto Fico: dei protagonisti della sua tentata rivolta non c’è più traccia. La più esposta, Laura Castelli, fonte primaria del nostro libro Supernova, ha cercato — senza successo — di ottenere un ministero, ma il passaggio nelle truppe del ragazzino di Pomigliano le ha comunque fruttato un sottosegretariato. Altri, penso a Dario Tamburrano che non credo sia felice nel vedere 177 persone sequestrate su una nostra nave militare, non dicono una sola parola su quanto sta avvenendo. Le europee sono vicine.

Ci sono fattori storici, politici, economici e umani che rendono improbabile una prematura rescissione del contratto di governo. Vediamo quali.

I fattori storici

In questo Parlamento e nel Paese non c’è una maggioranza diversa da quella attuale. La destra alleata della Lega negli enti locali è ormai quasi inesistente a livello nazionale; a sinistra c’è aria di smobilitazione. Se per ipotesi cadesse il governo non ci sarebbe verosimilmente altro da fare che andare al voto, con risultati non dissimili a quelli di marzo.

I fattori politici

Ma lo stesso voto anticipato è un’eventualità assai remota. Questa legislatura è caratterizzata dal record storico di parlamentari di prima nomina, molti dei quali veri e propri miracolati che, inseriti come riempilista, non si aspettavano di passare in una notte da un reddito spesso inesistente a 150.000€ all’anno.

Allo stesso modo, molti membri del governo capiscono che una congiunzione astrale come quella di quest’anno difficilmente si ripeterà. La Lega è riuscita a smarcarsi da Berlusconi senza perdere le regioni; il M5S ha ottenuto un risultato ben oltre le attese che gli ha permesso, tra l’altro, di sedare i malumori interni distribuendo cariche nelle commissioni e perfino alla Presidenza della Camera; premiando, contemporaneamente, tutti i membri del clan che ha scalato il Partito. Difficile il bis.

Se, sempre per ipotesi, si tornasse al voto i rapporti di forza con la Lega sarebbero probabilmente invertiti: prima di rischiare questo, Di Maio concederà a Salvini pure le mutande.

I ruoli che si sono distribuiti nell’alleanza consentono sia alla Lega che al MoVimento 5 Stelle di perseverare nelle rispettive propagande, che non sono affatto incompatibili: v’è accordo su tutto, ma Salvini va forte sulle orme di Telesio Interlandi mentre Di Maio è un utile soggetto di ricerca per la dimostrazione dell’effetto Dunning-Kruger. Quando gli ricapita?

I fattori economici

Abbiamo già accennato al fatto che un buon 60% di parlamentari sta incassando il biglietto vincente della lotteria. C’è un’altra persona con un biglietto da 10 milioni di euro da riscuotere a rate: Davide Casaleggio. Tramite la sua Associazione Rousseau intasca ogni mese 300 euro da ciascun parlamentare, più altre somme variabili a seconda della carica dagli altri eletti del MoVimento 5 Stelle. Inoltre, due dei suoi tre soci, Bugani e Dettori, hanno un comodo stipendio pubblico, il che gli consente forse di risparmiare qualcosa in casa Rousseau oltre ad avere accesso ai profittevoli salotti romani (remember Lanzalone?). Come sia possibile tutto questo l’abbiamo spiegato in passato e ci torneremo anche in futuro, ma è chiaro che Junior spenderà tutta la sua — molta — influenza per mantenere questi privilegi.

I fattori umani

Infine, non dobbiamo dimenticare che tutti i protagonisti di questa vicenda hanno davvero l’occasione irripetibile della vita. Salvini e Di Maio non hanno lavorato un giorno in vita loro; Roberto Fico si arrabattava per campare; Di Battista sta viaggiando il mondo coi soldi nostri e quelli di Berlusconi, facendosi pure pagare dal Fatto Quotidiano (che è, oggettivamente, un capolavoro commerciale degno della Chicago degli anni Venti).

Non si può, francamente, pretendere che queste persone mollino tutto solo perché sono degli incapaci che stanno mandano il paese alla rovina. Sarebbe davvero chiedere loro troppo.

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