La rivolta

La Dc aveva le correnti.
Il Pci aveva le correnti.
E certo, anche il Pd, per dire, ha le sue correnti. Così tante che per orientarsi è necessaria una mappa.

Il Movimento Cinque Stelle, no.
Il Movimento è nato come una specie di religione. Lo diceva spesso Gianroberto Casaleggio: “Il nostro messaggio è come quello di Gesù Cristo”.
C’è un verbo e il verbo è il blog. C’è una trinità, venerata: Grillo, Casaleggio e lo spirito santo sotto forma della Rete, che tutto contempla, tutto osserva, tutto alla fine decide. Per tutti.
Mica è un partito, il Movimento Cinque Stelle. E’ qualcosa di più. E’ come un tempio.
E quindi, niente correnti.
Evitare gli scontri interni, la diversità di vedute, ridurre tutte le voci critiche ad una specie di coro unanime.
Evitare a priori le polemiche. Allontanare subito chi si discosta dal “verbo”, chi può avere anche una propria personalità ingombrante. Tanti ricordano ancora il periodo in cui Beppe Grillo aveva appoggiato le candidature di Sonia Alfano a presidente della Regione Sicilia, e poi della stessa Alfano e di Luigi De Magistris al Parlamento Europeo. Ma i du non davano garanzie di essere apostoli ubbidienti, e furono rinnegati in poco tempo.

No, non ha correnti il Movimento Cinque Stelle. Casaleggio i contrasti non solo non voleva risolverli: lui eliminava il problema a monte, non prendeva mai in considerazione che ci fossero divisioni o anche dubbi all’interno dei Cinque Stelle.

“Al primo dubbio, nessun dubbio”, diceva.

Poi è arrivato Luigi Di Maio.
Di Maio, l’uomo che si è fatto corrente, il parlamentare che in parallelo sta creando una sua struttura nel Movimento. Ha una voglia incontenibile di entrare a Palazzo Chigi, in televisione è uno che buca, è ricevuto dagli ambasciatori, fa il tutto esaurito nelle piazze, gli piace la mondanità. Incontenibile, inarrestabile.
Nella santa trinità del Movimento, Di Maio è il quarto incomodo, il nuovo profeta.
Più sale la sua popolarità, però, più aumenta il malessere nel Movimento, dove sono in molti, soprattutto tra i parlamentari, a non capire cosa stia succedendo, a vedere nell’ascesa di questo trentenne il tradimento di alcuni dei valori fondativi.
I sospiri diventano mugugni, i mugugni proteste.
E per la prima volta succede che vengono a galla malumori.
Non sono lamentele solitarie: molti parlamentari, anche agli antipodi tra loro, cominciano a vedersi e a riunirsi, scoprendo di avere in comune un disagio che non può essere più taciuto.
Di riunione in riunione, di incontro in incontro, monta lo scontento.

Il tempio costruito in tanti anni con fatica da Casaleggio e Grillo comincia a sgretolarsi.
Fatidico è il mese di Settembre 2016.
Il Sindaco M5S di Roma, Virginia Raggi, ha appena sbattuto la porta in faccia al Coni sulla candidatura della Capitale alle Olimpiadi del 2024.

Il Ministero della Salute è nell’occhio del ciclone per la campagna sul “Fertility Day”.

I Comuni protestano per il massiccio arrivo di migranti. L’estate è finita.
Sul tempio non splende più il sole. Va in scena la grande rivolta.