Il caso di Lucia Annunziata

Forse sarebbe il caso di dire le cose con parole chiare: c’è un tale non eletto da nessuno che si comporta da bullo nei confronti dei giornalisti e delle giornaliste italiane. Ne parla Luciano Capone sul Foglio raccontando il metodo-Casalino: il capo della comunicazione del MoVimento 5 Stelle impone a tutte le trasmissioni televisive che i parlamentari grillini godano di un trattamento speciale ed evitino il contraddittorio. O così o niente intervista: un ricatto che impedisce ai conduttori di fare il proprio lavoro e al pubblico di avere un’informazione completa.

Succede a tutti, anche ai giornalisti più autorevoli, anche a quelli del Servizio Pubblico.

Lo possiamo testimoniare direttamente.

A settembre del 2016 il Corriere della Sera e La Stampa pubblicano la prima anticipazione di Supernova (ora in libreria e su Amazon); tra le primissime redazioni televisive che ci contattano per un’intervista c’è quella di In Mezz’ora, la trasmissione di Lucia Annunziata su Rai3. È chiaro che il racconto dei due più stretti collaboratori di Gianroberto Casaleggio e Beppe Grillo sia una notizia. Veniamo invitati per la domenica successiva. Poi rimandati di un paio di settimane. Infine la redazione ci scrive entusiasta: “a meno di notizie clamorose, domenica due ottobre siete in onda”.

Succede però qualcosa. La redazione prima temporeggia, poi ci fa sapere che il nostro invito è stato messo “in stand by”. Qualcuno aveva chiaramente fatto intendere che la nostra presenza avrebbe comportato delle conseguenze.

Contattiamo la redazione di In Mezz’ora di nuovo il 17 dicembre: “Ciao, quando finirà l’embargo su Supernova decretato da Casalino?”. Risposta: “Lasciamo perdere”.

Il nostro embargo è durato quasi due anni ed è stato rotto solo da due emittenti: TgCom24 e La7, la scorsa settimana, grazie all’invito di Gaia Tortora, che ringraziamo. Continua, invece, l’embargo nei confronti di Jacopo Iacoboni, autore di numerosi articoli e un altro libro, L’Esperimento, sui pentastellati.

Attenzione: sarebbe facile strillare contro “il giornalismo asservito ai potenti”, come fanno quelli.

Ma non è questa la nostra opinione. Lucia Annunziata è vittima, non complice. Lo diciamo chiaramente e senza alcun doppio pensiero.

Le trasmissioni politiche hanno senso di esistere, soprattutto sul Servizio Pubblico, se danno voce a tutti. Era sbagliato tenere fuori il MoVimento prima, sarebbe sbagliato tenerli fuori adesso. Tra i due mali, quello peggiore è privare il pubblico della voce di chi rappresenta il 32% dell’elettorato. Ci è facile capire perché veniamo esclusi noi, anche se è inaccettabile.

Ha ragione Nicola Porro: “Serve una risposta di mercato, e cioè una presa di posizione da parte dei giornalisti e degli editori”. Questo ricatto funziona perché in TV c’è, per fortuna, concorrenza e quindi può essere disinnescato solo con la volontà di tutte le redazioni, che devono all’unisono rifiutarlo. A tutela del mercato stesso: non passerà molto tempo prima che, per autodifesa, anche gli altri partiti adottino la stessa strategia, e a quel punto non ci sarà più niente da fare.