Il MoVimento di Casaleggio

Se ne sono accorti già un po’ tutti: il nuovo Blog di Grillo non è come il “passo di lato” del 2014, su cui poi è tornato. Non è come il padre che accompagna suo figlio all’aeroporto e lo vede iniziare la sua vita da adulto.

Il messaggio con cui Beppe ha lanciato la sua “nuova avventura” è una nostalgica dichiarazione di guerra. Si è reso conto — e chissà se Supernova lo ha aiutato — di essere stato raggirato, scavalcato, scalato e tradito, complice la morte dell’amico Gianroberto.

Ho conosciuto Beppe: sono ancora convinto, anche se so che molti della “vecchia guardia” non la pensano così, che certi gesti gli siano risultati innaturali. Non voglio credere che si sia sentito a suo agio nel trattare come tutti sappiamo i vari “epurati” della storia del MoVimento, alcuni dei quali erano diventati suoi amici personali.

Comunque, ormai il dado è tratto.

Negli ultimi giorni è diventato chiaro che quello di Beppe non è un semplice allontanamento dal Movimento, ma assomiglia sempre di più a un sabotaggio. Per quale motivo al mondo, a quaranta giorni dalle elezioni politiche che potrebbero portare il M5S al governo, dopo averlo visto attraversare il Canale di Sicilia a nuoto e girare l’Italia durante lo Tsunami Tour del 2013, avrebbe dovuto compiere una mossa così drastica, privare il partito della sua indubbia capacità mediatica, se non perché non ci vuole mettere più la faccia?

Il distacco dal passato è clamorosamente definitivo e profondo: i vecchi post sono stati maldestramente copiati sul Blog delle Stelle, mentre dal nuovo beppegrillo.it sono spariti, come la possibilità di commentare. La cancellazione della memoria storica del MoVimento, della sua community virtuale, delle sue abitudini, perfino, passa anche e soprattutto da questi dettagli.

Sarebbe ora di cominciare a chiamarlo il MoVimento di Casaleggio, di chiamarli casaleggini. Il MoVimento di Beppe Grillo è morto e sepolto, ma questo, se avete letto il libro, lo sapete già.

“Sono degli incompetenti!”

Dalle chat del M5S un audio esclusivo. In tempo reale i commenti sul sistema di voto di Rousseau


Riceviamo da attivisti messinesi e pubblichiamo in esclusiva un audio messaggio che circola in queste ore nelle chat del MoVimento 5 Stelle. Un Parlamentare commenta il sistema di voto di Rousseau che pare essere un po’ carente, come abbiamo raccontato in Supernova — Com’è stato ucciso il MoVimento 5 Stelle.

Il rischio di annullamento delle Parlamentarie pare essere concreto.

“Enrico ciao, 
scusami sta succedendo un manicomio. Il sistema è andato in tilt, mancano troppi candidati all’appello, addirittura manca anche un candidato senatore uscente. Il sistema non sta funzionando. L’ordine è di non votare per adesso e di aspettare la giornata di domani sperando che il sistema si aggiusti da solo; altrimenti saranno rinviate queste parlamentarie.
E’ una malacumpassa allucinante e io sono… comincio ad essere stanco di tutti questi problemi creati dallo Staff per incompetenze ormai palesi a tutti.
Ti prego di girare questa richiesta di sospensione del voto anche alle persone che tu hai contattato per i clic.
Ti abbraccio, ciao.


Io e Nicola Biondo abbiamo scritto come nasce, cresce e muta il MoVimento 5 Stelle in Supernova — Com’è stato ucciso il MoVimento 5 Stelle. Eravamo stretti collaboratori di Gianroberto Casaleggio; eravamo, dal 2007 al 2014, lì dove le cose succedevano: nello studio di Milano, dove il M5S è nato, e nell’ufficio Comunicazione della Camera. In questo libro raccontiamo la storia di come il sogno di Gianroberto Casaleggio sia diventato un pericoloso inganno.

Supernova è disponibile su Amazon, Google Play, iBooks, IBS, e Kobo.

L’inizio della fine

Supernova , il libro-verità che ho scritto insieme a Nicola Biondo sulla nostra esperienza ai vertici del MoVimento 5 Stelle, si conclude con una facile profezia: questa è una storia che va a finire male.

È notizia dell’11 gennaio 2018 — anche se nell’ambiente si sapeva da settimane — che Grillo ha deciso di riprendersi il suo dominio, il suo Blog beppegrillo.it, e darlo in gestione a qualcuno esterno e lontano dalla Casaleggio Associati.

Che Grillo e Casaleggio (Gianroberto) fossero ai ferri corti lo raccontammo a settembre 2016 svelando al pubblico il capitolo “L’ultima telefonata”. Fu un terremoto: fummo ricoperti di insulti e ingiurie da esponenti del MoVimento, amici, giornalisti, ex colleghi. Ma mai una smentita.

Scrivere queste righe, com’è stato scrivere Supernova, è un po’ come fare i conti con me stesso, che ho delle responsabilità — quota parte — per come sono andate, o non sono andate, le cose nel MoVimento. Ma voglio pensare che Beppe, con cui ho condiviso alcune delle esperienze più memorabili della mia vita, pur non facendosi mai più sentire abbia letto i miei interventi pubblici a partire da quello di aprile 2016 sulla Stampa.

In quell’intervista a Jacopo Iacoboni (di cui esce in questi giorni il suo libro sul M5S, “L’Esperimento”), rilasciata all’indomani della morte di Gianroberto Casaleggio, dissi che il MoVimento delle origini era fallito e che stava per essere scalato. L’intervista si concludeva con queste parole:

«Beppe avrà un ruolo decisivo i prossimi mesi. So che di recente si chiede anche lui se la nostra gente volesse tutto questo. È molto dubbioso lui per primo sul M5S di oggi. Gli manderei un consiglio: pensa bene di chi fidarti, guarda il blog adesso, pieno di pubblicità, ricordati di quando mi chiedevi di convincere Roberto a togliere tutti i bottoni “compra” che non ti piacevano. Quello non è piu il Blog, è un asset aziendale. E nessuno voleva un Movimento così».

Scelse, in quel momento, di fidarsi di Davide Casaleggio, il figlio dell’amico scomparso diventato capo della sua azienda e, di conseguenza, deus ex machina del MoVimento. Lo fece, credo, anche perché non aveva altra scelta in quel momento di smarrimento.

Tuttavia, le cose da subito presero una brutta piega. Davide, con la sua fredda lucidità, inziò il golpe il giorno stesso la morte del padre, durante l’orazione funebre che divenne un messaggio ai politici presenti: “Io solo posso interpretare il volere di mio padre”.

Mentre iniziava a scatenarsi La Rivolta, Davide fondava l’associazione Rousseau e vi trasferiva le attività del blog e del MoVimento di cui prima si occupava la Casaleggio Associati, insieme a un suo dipendente, Pietro Dettori, facendo rifiatare i conti in rosso della s.r.l.

Grillo gli diede di fatto un solo compito: fare ordine nella confusione di ruoli della s.r.l., del Blog, del MoVimento, delle varie associazioni collegate, del personale, delle cause giudiziarie. Lo fece nonostante uno dei funzionari del MoVimento, quello a lui certamente più vicino, era consapevole delle limitate capacità di Davide e dei suoi soci e certamente glielo fece presente.

Ora il tempo è scaduto: gli evidenti limiti di Davide nella capacità di gestione e risoluzione dei problemi sono esplosi con il provvedimento del Garante della privacy che ha gridato forte e chiaro “il re è nudo!”. Davide non ha risolto nessuno dei problemi di Grillo e del MoVimento, ma solo alcuni di quelli della sua azienda. I soggetti giuridici che ruotano intorno al MoVimento sono aumentati, le cause di ex attivisti espulsi si sono moltiplicate, delle regole e dello spirito iniziale del MoVimento non c’è più traccia. E c’è la spada di Damocle di multe salatissime, probabilmente in capo anche a Grillo, titolare del trattamento dei dati personali degli iscritti che Davide Casaleggio e l’Associazione Rousseau non sono stati capaci di tutelare.

Le intrusioni informatiche di quest’estate prima e il provvedimento del Garante poi, hanno definitivamente messo in luce l’inadeguatezza di Davide nel portare a termine i compiti che gli aveva assegnato Beppe, soprattutto se confrontati con la maestria con cui Casaleggio Associati ha tratto profitto fino all’ultimo giorno dalle pubblicità presenti sul Blog — “un prodotto con scopo di lucro” come ha dichiarato recentemente Casaleggio, così come l’Associazione Rousseau ha raccolto centinaia di migliaia di euro di donazioni grazie alla popolarità del marchio beppegrillo.it e si appresta a raccogliere i contributi dei futuri parlamentari M5S.

Avevamo ragione io e Nicola: Grillo era veramente incazzato e l’ha dimostrato a modo suo nel corso degli ultimi mesi. Non facendosi vedere, presenziando solo quando poteva, pubblicamente, scaricarsi delle responsabilità come nominare capo politico Di Maio, insufflando nelle orecchie dei parlamentari vicini, come Roberto Fico, parole che, però, non hanno sortito gli effetti di un tempo sulla truppa, ridotta ormai a un manipolo di disertori. Il golpe e la scalata sono riusciti. Di Maio si è preso il MoVimento, lo ha reso un partito stringendo un accordo di ferro con Davide, che ora segue come un’ombra lui e non più Beppe.

Il vecchio capo se ne va. Come sempre negando di farlo, come nel racconto di Dino Buzzati “I sette piani”. Un passo dopo l’altro, negando che la situazione peggiori di piano in piano. Ormai non può nemmeno più esprimersi usando il suo stesso blog: deve scrivere ai tanto odiati giornali per parlare. Grillo scrive al Fatto. Casaleggio al Corriere.

Scrive Grillo: “Stanno articolando questa stupidaggine con una sola costante: sono io che abbandono loro, non loro che abbandonano me”. Un pizzino.

Curioso. Questa storia finisce com’era iniziata: il MoVimento doveva essere come la “Lega” di Bossi, ma “buona” — diceva Gianroberto Casaleggio, leghista della primissima ora — non come “quelli là”, che prima gridavano “Roma ladrona” e poi andavano al governo col “vecchio sistema”. Il MoVimento doveva governare da solo, costi quel che costi, altrimenti opposizione a vita.

Proprio come Bossi, fallito il progetto, Beppe viene messo da parte, scavalcato da arrivisti senza scrupoli che per soldi e potere piscierebbero sulla tomba dei propri genitori pronti, ovviamente, a stringere accordi di governo anche con la Lega.

E se ne va.

Non so se il “nuovo Blog” avrà successo, ma spero che le persone di cui si circonderà Beppe siano all’altezza della sua mente vulcanica e della sua curiosità, talenti che è delittuoso sprecare com’è stato fatto negli ultimi anni. Spero che si diverta almeno la metà di quanto ci siamo divertiti in quegli incredibili anni tra il 2006 e il 2010.

Buona fortuna, Beppe. E grazie lo stesso.

L’ultima telefonata

La voce è un grido e il grido è un “Vaffanculo”.

Solo che non c’è una folla acclamante davanti, e non c’è una piazza.

C’è un uomo e quell’uomo è Beppe Grillo. E l’invito ad andare a quel paese è rivolto a lui. Al telefono. Da Gianroberto Casaleggio.

Ironia del destino, si direbbe. La storia dell’amicizia tra il comico e il manager si conclude com’era iniziata quella del MoVimento 5 stelle.

“Vaffanculo! Non ti voglio più sentire”: queste sono le ultime parole che Grillo ascolta dal Samurai, guerriero ormai stanco e giunto alla fine della sua battaglia contro un male che lo sta uccidendo. E infatti pochi giorni dopo Casaleggio morirà in una stanza dell’Istituto auxologico italiano di via Mosè Bianchi a Milano, vicino alla sua casa che si trova in zona Fiera, dove è ricoverato, registrato sotto il nome falso, da lui stesso inventato, di Gianni Isolato.

La morte di Casaleggio, dopo quell’ultima telefonata, senza la possibilità di un ultimo chiarimento, un riavvicinamento, devasta Beppe Grillo. I suoi amici, le persone a lui più vicine — poche, in realtà, davvero poche, quelle del MoVimento — lo descrivono come un uomo distrutto e smarrito.

Piange, Beppe Grillo. L’uomo che ha fatto ridere l’Italia, poi l’ha fatta arrabbiare, l’inventore del più grande esperimento di partecipazione dal basso mai fatto in Europa, adesso, piange.

Piange per l’amico Gianroberto. Piange per le parole che non si sono detti, o per quelle di troppo. “Negli ultimi tempi Gianroberto si era come incattivito. A volte stentavo a riconoscerlo. Mi spiace sia finita così…” commenta con i suoi.

Ma piange soprattutto, perché sa: senza il Samurai adesso diventa tutto più difficile. Grillo è davvero solo.

Quell’ultima telefonata è uno dei passaggi più rilevanti e drammatici della storia del MoVimento: testimonia quello che il MoVimento già non è più, spiega cosa sta diventando, descrive il rimpianto di Beppe per quello che sarebbe dovuto essere.

È il paradigma di un nuovo assestamento strutturale che la “dirigenza” del MoVimento, nel silenzio totale degli iscritti che poco o nulla sanno, sta perseguendo, e di cui Grillo da tempo si lamenta, ricordando con nostalgia i primi anni del Blog, i primi successi politici, piccoli ma autentici.

La partita è in corso. Ed è la vera partita, la madre di tutte le battaglie, all’interno del MoVimento 5 stelle. Altro che Virginia Raggi, i problemi a Roma o in altre parti d’Italia, le inchieste, le gaffe di Di Maio…

La posta, è enorme. Chi ha le mani sul MoVimento può controllare gli iscritti al Blog, che compongono un database sterminato, determinante per una piccola azienda di marketing digitale, e allo stesso tempo indispensabile per chi voglia guidare il MoVimento.

Sui rapporti stretti, a volte simbiotici, tra i due fondatori si è scritto molto, ma pochi, pochissimi, sanno che negli ultimi mesi di vita Casaleggio non ha informato Grillo di alcuni passaggi fondamentali: la nascita del Blog delle stelle, per esempio, e quella del portale Rousseau. Da Genova la cosa è stata presa male, perché in questo modo non è più il Blog di Beppe Grillo al centro delle attenzioni; il motore propulsore del MoVimento, la sua comunicazione, non passano più da quel portale, ma migrano altrove. Il Samurai Casaleggio sceglie di esternalizzare una serie di servizi, guardando oltre il vecchio sodale, tutelando da una parte la sua azienda, dall’altra accontentando le richieste dei parlamentari che vogliono a tutti i costi un loro spazio che non sia all’ombra del Blog di Grillo.

E questo ovviamente al comico genovese non va giù.

Perché da tempo lui stesso si trova a disagio.

Gli “girano le scatole” — come lui stesso dice — per quello che si va delineando nella marcia verso il potere della sua creatura.

Prima di salire sul palco di Imola alla Festa nazionale dei 5 stelle, nell’Ottobre del 2015, confessa ad alcuni parlamentari: “Non credo sia questo che la nostra gente vuole, io non mi riconosco in questa roba…”

Si cala lo stesso la maschera delle serate migliori ma con il microfono in mano assesta delle bordate spaventose sui MeetUp sempre in guerra e sui parlamentari. Uno in particolare: Luigi Di Maio. “Adesso è una macchina da guerra. Ma quando lo abbiamo preso in provincia di Napoli, parlava come Bassolino…” è la battuta più perfida che dedica al deputato campano. Il Samurai gli fa eco: “Non ci faremo imporre il candidato Presidente del Consiglio dalle tv.”

Solo che Grillo, fuori dal palco, nel MoVimento, conta sempre meno, soprattutto nella sua gestione quotidiana, ormai sempre più accentrata a Roma. E diminuisce progressivamente anche il peso di Casaleggio, che delega, stremato, sempre più la gestione manageriale al figlio Davide.

I fondatori del MoVimento perdono progressivamente tutti i loro riferimenti tra i parlamentari. Rimane soltanto la fedele deputata Carla Ruocco, stimata da Grillo e dal Samurai.

Era stata lei qualche mese prima, nel Gennaio del 2015, ad andare su tutte le furie dopo la Notte dell’onestà a Roma, l’iniziativa dei 5 stelle contro la corruzione e per tenere alta l’attenzione sui fatti emersi dall’inchiesta Mafia Capitale. “D’ora in poi possiamo fare a meno di Beppe” dicono Di Maio e Di Battista, facendo il bilancio dell’iniziativa. E che Beppe non fosse ospite gradito su quel palco era così noto che, all’inizio, in scaletta non compariva nemmeno il suo nome. Lui si prende comunque la scena e, per chiarire i termini della questione, manda a quel paese Renzi, con il quale Di Maio sta in quel periodo flirtando su legge elettorale e altri temi.

“Siete degli ingrati” urla Ruocco inviperita — mentre Fico rimane basito e senza parole — di fronte alle parole dei nuovi leader, parole che le sembrano ingenerose nei confronti del fondatore. A cui ovviamente riferisce l’accaduto.

Poche ore dopo la morte di Casaleggio, è sempre Carla Ruocco a manifestare ad alcuni suoi colleghi tutta la solitudine sua e di Grillo. “Lui è morto, Beppe è isolato e io rimango in mezzo a quei ragazzini cattivi…”. Il riferimento è chiaro.

E in questa storia, di isolato, come abbiamo detto, non c’è solo il nome finto con il quale Casaleggio si registra in clinica. Isolato ormai è Grillo. Lasciando tutto nelle mani di altri, Casaleggio ha di fatto permesso la scalata al MoVimento 5 stelle, consentendo, pur forse non volendo arrivare a questo, che altri lo facessero progressivamente fuori dalla creatura che lui stesso aveva ideato e fondato.

Qualcuno vuole mettere pressione a Grillo perché molli. E così viene fuori che Grillo sarebbe intenzionato a lasciare il simbolo al direttorio.

In molti chiamano il fondatore per avere conferma. Ma Beppe li rassicura: “Non ci penso nemmeno, state tranquilli”.

E così l’ultima spallata a Grillo viene sventata. Ma la resa dei conti è solo rimandata.

Nel frattempo, la cabina di regia del MoVimento vive momenti di grande confusione. Non c’è una guida, non c’è uno statuto. Non si sa neanche quanti siano gli iscritti. Le loro identità sono note solo ai gestori tecnici del Blog e della piattaforma Rousseau.

La domanda è: a chi appartengono gli iscritti del MoVimento? All’associazione MoVimento 5 stelle o all’azienda nei cui server sono contenuti tutti quei dati? E chi li gestirà in futuro quando sarà pronto un nuovo statuto del MoVimento con precisi incarichi?

Da un lato, per la Casaleggio conoscere il comportamento sulla piattaforma e sul Blog degli iscritti ha un enorme valore commerciale. In questo caso, vale la massima molto nota nel settore: quando un servizio online è gratis, significa che il prodotto sei tu.

Dall’altro, sapere come la pensino gli iscritti di un certo territorio, su un determinato tema, o perfino gli stessi parlamentari, è un vantaggio competitivo non indifferente sia verso l’interno che verso l’esterno, per chiunque voglia guidare il partito: Di Maio, se vuole prendere in mano le redini del MoVimento, deve avere accesso a quei dati. Sapere chi, nel gruppo parlamentare, ha votato pro o contro il direttorio, pro o contro l’abolizione del reato di clandestinità, pro o contro le unioni civili, per esempio, farebbe la differenza.

Rousseau: cinque domande a David Borrelli

Ieri, un articolo del Foglio a firma Luciano Capone svela un fatto importante e inquietante. C’è un europarlamentare del MoVimento 5 Stelle, David Borrelli, vicinissimo a Casaleggio padre e a Beppe Grillo, che ha acconsentito a fare sostanzialmente da prestanome allo stesso Grillo come socio nell’associazione Rousseau.

Le sue parole sono inquietanti: “non so nulla, sono in quell’associazione perché Beppe mi ha chiesto di esserci, ma è come se non ci fossi. Meno so meglio è”.

Nello stesso articolo si fa notare come non siano pubblici né lo statuto né il bilancio analitico di Rousseau. Si sa quanti soldi sono stati raccolti, quanti ne sono stati spesi, ma non si sa per cosa e con quali fornitori.

Non si conosce nemmeno quali siano esattamente le misure adottate, come richiesto dal Garante della Privacy, per tutelare i dati personali degli iscritti raccolti dalla piattaforma Rousseau che è gravemente, e in alcuni casi illecitamente, carente in termini di sicurezza, progettazione, procedure.

David Borrelli, però, è socio dell’associazione Rousseau e ne ha firmato il bilancio. Ha dunque i mezzi per fare luce, tanto più che ora, con il nuovo statuto del MoVimento, l’Associazione Rousseau di Davide Casaleggio è un organo ufficiale, che gestisce e gestirà una importante quantità di denaro. Borrelli è inoltre un membro del Parlamento Europeo eletto: gli è richiesto un grado di trasparenza maggiore a quella che può essere richiesto a un privato cittadino.

Pertanto chiediamo a David Borrelli:

  • Può fornire copia dello Statuto dell’Associazione Rousseau, di cui lei fa parte?
  • Può fornire copia del bilancio analitico dell’Associazione Rousseau, affinché se ne conoscano i fornitori?
  • Può fornire copia della policy di sicurezza per il trattamento dei dati e lo sviluppo degli strumenti informatici?
  • Con quale scopo Grillo le chiese di far parte dell’Associazione Rousseau?
  • Lei ha dichiarato, in merito alla gestione da parte di Davide Casaleggio dell’Associazione Rousseau: “meno ne so, meglio è”. Può chiarire il significato di queste parole? È a conoscenza di condotte illegittime o illecite?

Le domande sono state inviate all’On. Borrelli via mail, al suo indirizzo ufficiale di Europarlamentare, e per conoscenza al Presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani e al Vicepresidente del Parlamento Europeo del M5S Fabio Massimo Castaldo.

Rousseau e il controllo del voto

Le primarie di Roma monitorate da Milano

Beppe Grillo e Filippo Pittarello

Il Garante della Privacy ha dimostrato che i voti su Rousseau non sono sicuri né, soprattutto, segreti. Il concretizzarsi di questo pericolo è ben descritto in Supernova — Com’è stato ucciso il MoVimento 5 Stelle.

Se c’è una persona che può spiegare in che modo viene controllato da Milano il voto su Rousseau è Filippo Pittarello, ex dipendente di Casaleggio Associati, ora funzionario M5S al Parlamento Europeo, molto vicino a David Borrelli dell’Associazione Rousseau. Ecco il racconto di chi quelle primarie le ha vissute “in diretta”, estratto dal libro.

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Agostini [del MeetUp di Roma] ha rapporti diretti e molto amichevoli con Casaleggio e quando a Roma arriva il momento di presentarsi alle elezioni — siamo alla fine del 2012 — è lui che organizza le primarie online per le elezioni comunali. Non sulla piattaforma della Casaleggio ma su un server autonomo: cittadini informati e democrazia diretta come stelle polari.

L’affluenza è buona, per i candidati a sindaco si organizza anche un confronto pubblico con un format in pieno stile televisivo. Tutto è pronto per scegliere chi sfiderà Ignazio Marino. Dopo il successo di febbraio c’è chi crede possibile conquistare anche il Campidoglio.

L’unico a non crederci, anzi a sperare che questo non succeda è proprio Beppe Grillo. “Se la tenessero Roma…” dice di fronte a molti testimoni.

Sa che il MoVimento non è attrezzato a quel salto, stare all’opposizione è in fondo molto più comodo, almeno in quel momento.

Comunque sia, nel 2013 i miti fondativi del MoVimento sulla carta ancora reggono.

Ma da Milano arriva l’ordine, puntuale.

“Fu deciso” racconta Agostini “contro ogni logica di far votare il candidato sindaco sulla loro piattaforma. Provai a parlarne con Gianroberto ma fu irremovibile. Ma quello che mi sorprese fu altro. Quando gli chiesi se pensava di far verificare le votazioni online da un ente terzo la sua risposta arrivò come un maglio: ‘Col cazzo che faccio entrare una società estranea nel mio database…’”

Non finisce qui.

A Roma dopo anni di dissapori e divisioni, c’è un candidato forte: si chiama Daniele Frongia.

Il suo sfidante è meno conosciuto ma è appoggiato da Roberta Lombardi, in quel momento capogruppo e presidente del M5S alla Camera.

A Roma, l’attivismo ha una frattura: o stai con Roberta o sei suo nemico.

Il suo candidato è Marcello De Vito: apprezzato sì ma a dire di molti — tra cui anche Grillo — privo di fascino.

Agostini è molto legato a Frongia. E il giorno delle votazioni sul Blog è sulle spine.

“Decidono i cittadini, decidono i romani, non i partiti.” È uno degli slogan del MoVimento.

“Per questo” continua Agostini “quando ricevo la chiamata da Milano rimango di sasso. Era Filippo Pittarello che voleva avvertirmi che Daniele era nettamente in testa…”.

Agostini è sorpreso perché questo significa che il software della Casaleggio permette a chi ha le password di osservare in tempo reale chi vota, come vota. Una situazione che apre la porta a qualsiasi sospetto, anche i peggiori.

Il pensiero di Agostini torna a quel diktat, alla decisione di trasferire le votazioni da un server indipendente a quello della Casaleggio.

Ma le sorprese di quel giorno di marzo non finiscono qui.

Per tutto il pomeriggio da Milano confermano il trend su Frongia, sarà lui il candidato del MoVimento a Roma.

Pochi minuti dopo la chiusura delle votazioni Agostini però riceve un’altra chiamata da Milano. Al telefono è sempre Pittarello, “Mi spiace, Marco, comunica a Daniele che non ce l’ha fatta, ha vinto Marcello…”.


Io e Nicola Biondo abbiamo scritto come nasce, cresce e muta il MoVimento 5 Stelle in Supernova — Com’è stato ucciso il MoVimento 5 Stelle. Eravamo stretti collaboratori di Gianroberto Casaleggio; eravamo, dal 2007 al 2014, lì dove le cose succedevano: nello studio di Milano, dove il M5S è nato, e nell’ufficio Comunicazione della Camera. In questo libro raccontiamo la storia di come il sogno di Gianroberto Casaleggio sia diventato un pericoloso inganno.

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Le mani dei Casaleggio

Come trasformare un partito in un asset commerciale

Davide Casaleggio

Sono ormai dieci anni che i Casaleggio cercano di ottenere soldi per i propri progetti utilizzando processi, strutture o — indirettamente — cariche pubbliche. Sembra che pochi abbiano chiaro il quadro generale.

Siamo oltre il conflitto di interessi: siamo di fronte all’utilizzo di un partito come asset commerciale da parte di un ente privato.

La prima volta che da Milano provarono a gestire soldi pubblici c’eravamo: fu per i rimborsi referendari se fossero passati quelli promossi al V2-Day; poteva essere un’ingenuità. La seconda fu la “necessità di fare chiarezza organizzativa” aprendo l’associazione Rousseau, come rivelò a Supernova un alto funzionario del M5S descrivendo Davide Casaleggio come “non capace”: in quel caso, Davide fece assumere da Rousseau un proprio dipendente e i parlamentari, nell’esercizio delle proprie funzioni, cominciarono a sponsorizzare l’Associazione e i suoi prodotti. A che titolo? In base a quali accordi’ Adesso non sembrano esserci più dubbi sui reali fini dell’Erede.


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In Supernova — Com’è stato ucciso il MoVimento 5 Stelle, abbiamo raccontato come Davide Casaleggio abbia accesso e gestisca tutti processi democratici del MoVimento e come, di fatto, possa esercitare la sua influenza su programmi e candidati del partito.

Leggi tutta la storia su Supernova — Com’è stato ucciso il MoVimento 5 Stelle, disponibile su Amazon.


Il nuovo codice etico del M5S prevede il versamento da parte di tutti gli eletti del MoVimento di una quota per il “mantenimento delle piattaforme tecnologiche che supportano l’attività dei gruppi”, cioè della piattaforma Rousseau, come confermato nell’ultima intervista al Corriere della Sera, sviluppata da Casaleggio Associati e oggi di proprietà dell’Associazione Rousseau di cui è presidente Davide Casaleggio.

Casaleggio chiede quindi di finanziare la sua associazione privata imponendo una tassa ai futuri parlamentari. La prima obiezione è: lo fanno anche i partiti. No. I parlamentari dei partiti sono invitati a versare parte dei propri stipendi pubblici al partito che li ha eletti. Non è una pratica sana, ma almeno i soldi vengono versati all’entità politica che si presenta ufficialmente alle elezioni.

Casaleggio fa un’operazione completamente diversa: i soldi non servono alla conduzione dell’associazione MoVimento 5 Stelle che si presenterà al voto, ma alle attività di sviluppo informatico dell’associazione privata Rousseau, presidente non eletto, non eleggibile e non sindacabile Davide Casaleggio. Rousseau sviluppa un software, tecnicamente scadente, pieno di falle di sicurezza e verosimilmente sviluppato da un programmatore diversamente esperto, che viene concesso in uso al MoVimento 5 Stelle.

Il giorno in cui il MoVimento si scioglierà o deciderà di non usare più Rousseau, l’associazione avrà usufruito lungo la prossima legislatura di una valanga di soldi e si potrà tenere il software, i dati e il know how eventualmente acquisito.

È come se Berlusconi imponesse l’acquisto di un abbonamento a Mediaset Premium ai suoi parlamentari, né più né meno.

Quello che sta accadendo sembra la compravendita di un bene pubblico — alcuni seggi — per la cui assegnazione si è acquisita un’influenza tale da poter imporre agli eletti una quota da versare a un ente totalmente privato e scollegato dal processo elettivo. Ci chiediamo se esista un reato per questa condotta e se qualche magistrato non abbia intenzione di perseguirlo.

Marco Canestrari e Nicola Biondo


Io e Nicola Biondo abbiamo scritto come nasce, cresce e muta il MoVimento 5 Stelle in Supernova — Com’è stato ucciso il MoVimento 5 Stelle. Eravamo stretti collaboratori di Gianroberto Casaleggio; eravamo, dal 2007 al 2014, lì dove le cose succedevano: nello studio di Milano, dove il M5S è nato, e nell’ufficio Comunicazione della Camera. In questo libro raccontiamo la storia di come il sogno di Gianroberto Casaleggio sia diventato un pericoloso inganno.

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