Il conflitto di interessi di Davide Casaleggio

Gentili Direttori,

per oltre vent’anni si è parlato del conflitto di interessi di Berlusconi e dei suoi effetti sulle istituzioni e sulla democrazia. Oggi il primo partito italiano, secondo i sondaggi, è il MoVimento 5 Stelle. Davide Casaleggio si comporta come Silvio Berlusconi? Il Movimento Cinque Stelle è, come Forza Italia, il braccio politico de facto di un azienda?

Se la TV ha garantito la nascita e l’espansione del fenomeno Berlusconi, vent’anni dopo è la manipolazione della Rete che consente, a costi molto inferiori, di orientare l’opinione pubblica.

Il Blog delle Stelle, organo ufficiale del MoVimento, pubblica il 13 novembre 2017 a nome del partito un’intervista al Corriere della Sera di Davide Casaleggio, che parla di una ricerca condotta dalla sua azienda Casaleggio Associati.

Davide Casaleggio è anche presidente dell’Associazione Rousseau, che gestisce il medesimo Blog delle Stelle oltre alla piattaforma Rousseau, usata dal M5s per selezionare i propri candidati e scrivere il proprio programma.

Si concretizza così il conflitto di interessi di Casaleggio, che abbiamo denunciato in Supernova.

Il post, come detto, è firmato MoVimento 5 Stelle: oltre al fatto che venga utilizzato un organo di partito per fare pubblicità a un’azienda privata, sono anche stati usati soldi pubblici per farlo? È l’ufficio stampa del MoVimento che se ne è occupato?

Casaleggio sovrintende alla vita del primo partito del Paese, ne sfrutta l’immagine e, forse, le risorse allo scopo di promuovere se stesso e la sua azienda. A che titolo?

È come se l’ufficio stampa di Forza Italia diffondesse un’intervista di Confalonieri su Mediaset, o se quello del Partito Democratico facesse un comunicato sull’attività delle aziende di Tiziano Renzi.

La realtà dei fatti, peraltro, smentisce l’erede di Gianroberto quando sostiene di essere un semplice attivista che gratuitamente mette a disposizione del MoVimento il suo tempo libero. È una balla: non è un semplice attivista perché detiene gli strumenti di amministrazione e comunicazione del partito e perché, evidentemente, il partito — almeno in questo caso — ricambia facendo pubblicità a lui e alla sua azienda.

È ammissibile questa bugia? Cosa nasconde e cosa rivela? È tollerabile questo conflitto di interessi? C’entra qualcosa, ad esempio, il fatto che pochi giorni fa era stato organizzato dal MoVimento 5 Stelle al Parlamento Europeo un convegno proprio sullo stesso tema trattato dallo studio di Casaleggio Associati, di cui ha parlato il Blog in un post firmato David Borrelli?

Se il nuovo partito-azienda conquistasse Palazzo Chigi, chi ci garantisce che la sua rete di rapporti non sarà messa a disposizione del capo e della srl?

Immaginatevi la scena.

“Vendo protesi ortopediche, ho bisogno di una strategia sulla Rete per la mia azienda”.

“Certo, le interessa anche avere rapporti con il Ministero della Sanità, con il presidente della commissione? Io posso fornirle questo servizio, il mio concorrente no.

Gentili Direttori, comunque la pensiate su Silvio Berlusconi e sui suoi conflitti di interessi, questa notizia non può non essere considerata di rilevanza pubblica. Se si accetta — o peggio non si discute — il palese conflitto di interessi del primo partito di opposizione e del suo dominus, il MoVimento 5 Stelle e Davide Casaleggio, allora si deve necessariamente accettare anche quello di Berlusconi.

Qual è la vostra opinione? Dopo vent’anni abbiamo davvero accettato che un partito allergico al giornalismo possa insultare alcuni cronisti lo stesso giorno in cui utilizza la stampa — in questo caso una testata importante come il Corriere — per il vantaggio di interessi privati e particolari? Abbiamo davvero accettato che singoli individui possano esercitare un controllo di fatto sul primo partito del Paese senza efficaci contrappesi democratici, in questo caso addirittura perché il suo ruolo non è nemmeno ufficialmente definito né definibile?

Grazie dell’attenzione e del vostro tempo.

Marco Canestrari e Nicola Biondo

OccupyBeppe

Lettera a un leader traditore

OccupyPalco nel 2014

Siamo nel 2014, l’anno della bruciante sconfitta del MoVimento 5 Stelle alle elezioni europee. A ottobre viene organizzata la manifestazione “Italia 5 Stelle”, la festa del partito, e accade l’inverosimile. La bestemmia in chiesa. Un gruppo di attivisti sale sul palco, espone uno striscione che recita “OccupyPalco” e snocciola una serie di domande ai dirigenti del partito, dai vertici Grillo e Casaleggio ai parlamentari.

Supernova — Com’è stato ucciso il MoVimento 5 Stelle, disponibile su Amazon, Google Play, iBooks, IBS, e Kobo

In Supernova — Com’è stato ucciso il MoVimento 5 Stelle, abbiamo raccontato come nasce quella protesta e come, da lì, iniziò uno dei periodi più cupi della storia del M5s, le cui conseguenze, come vedremo, arrivano fino ai giorni nostri. Leggi tutta la storia su Supernova — Com’è stato ucciso il MoVimento 5 Stelle, disponibile su Amazon, Google Play, iBooks, IBS, e Kobo.

È notizia di questi giorni il fatto che ad alcuni ex attivisti esplulsi viene proposto, per ritirare le cause che spaventano Beppe Grillo, il reintegro e la possibilità di candidarsi nel MoVimento. Uno degli organizzatori di OccupyPalco scrive oggi una lettera aperta a Beppe Grillo, che qui pubblichiamo.


Caro Beppe, forse non ti ricorderai di me anche se ci siamo visti molte volte, quando venivi a Roma ero spesso uno dei tuoi “angeli custodi”: sono un attivista come tanti, o forse dovrei dire ero un’attivista.

Leggo dai giornali che stai offrendo ad alcuni (ex) attivisti di Napoli espulsi dal MoVimento il reintegro e la candidatura (o la candidabilità) se rinunceranno alle cause contro di te.

Il 20 ottobre del 2014 con un PS mi hai cacciato insieme a 3 compagni (Orazio Ciccozzi, Daniele Lombardi e Pierfrancesco Rosselli) dalla comunità di persone con cui ogni giorno lottavamo spalla a spalla per portare trasparenza, onestà e le stelle a noi tanto care. Il motivo? Avevamo fatto troppe domande!

Forse non ti ricorderai di noi, forse non hai nemmeno capito le conseguenze di un gesto per te così banale, così normale, poi diventato anche così frequente, come l’espulsione.

Vorrei provare a descriverti cosa succede ad una persona che ha subìto il tuo tanto usato e abusato provvedimento.

Da un momento all’altro le persone che erano quasi la tua famiglia, quelle con cui condividevi tutto, iniziano a guardarti male: quando entri in una stanza qualcuno sussurra alle tue spalle, iniziano le maledicenze, le piccole calunnie, vieni estromesso dai progetti a cui partecipi, da quelli che tu stesso hai avviato. Sui tuoi profili social iniziano a comparire i bastonatori, i troll, quelli che sono così stupidi da non capire che stanno “guadagnando punti” sulle spalle della vita di altre persone o quelli a cui non frega niente, semplicemente.

Chi viene espulso dal MoVimento nel giro di 3 o 4 settimane è costretto a cambiare il 95% delle sue amicizie: nessuno ti parla più pubblicamente — il rischio di contagio è altissimo — e in molti vivono nel terrore di perdere tutto; non tanto uno strapuntino (quello è un appetito più dei nuovi arrivi, che hanno visto come funziona e in gran parte arrivano preparati con l’anima già mezza venduta) quanto proprio perdere il rispetto delle persone con cui si condivide la quotidianità.

Il MoVimento per anni è stato come una famiglia per tanti attivisti: si passavano giorni e sere a mettere insieme energie e competenze, a volte misere a volte più importanti ma con obiettivi chiari, semplici, in cui non c’era un pensiero al posto in regione o al seggio in Parlamento ma solo come far arrivare alle persone il messaggio che il mondo stava cambiando, che tramite la rete, se usata bene, si potevano fare cose impensabili per dei normalmente isolati cittadini.

Tu e Gianroberto però non volevate che la rete fosse utilizzata liberamente, non l’avete usata in modo aperto, avete cercato di cavalcare il drago, magnificandone la bellezza e il diritto alla sua libertà all’esterno ma incatenando la creatura che avevate risvegliato opponendovi ogni tentativo di sperimentare sistemi di democrazia partecipata avete risposto serrando sempre più le fila, avete iniziato ad andare contro ad ogni singolo articolo del Non Statuto, pur di non permettere che il fulcro del messaggio con cui avevate chiamato alle armi migliaia di attivisti prima e milioni di votanti dopo venisse realizzato.

Così progetti evoluti e condivisi, open source come Liquid Feedback, Airesis e Parelon sono stati gettati in cantina per far posto a Rousseau.

Le piattaforme del Movimento 5 Stelle, caro Beppe, le riconosci subito: database bloccato che diventa proprietà di chi lo gestisce, controllo centrale totale e soprattutto funzionalità ridotte al minimo per non essere pienamente utilizzabile dalla massa.

Poi stasera sento Di Maio in televisione da Fazio che parla di difesa dei più deboli come linea guida nello spirito del MoVimento, e non posso non chiedermi dov’era lui, dove erano tutti i parlamentari del M5S mentre uno dietro l’altro venivano traditi tutti i valori fondanti del Movimento, mentre le regole venivano piegate e plasmate a seconda dell’esigenza di pochi, in stanze chiuse e ben lontano da quel popolo della rete di cui si professa il primato e l’appartenenza?

Che significato diamo alle parole se possiamo permetterci per inseguire l’elettorato dire tutto e il contrario di tutto?

E allora cerco di soffermarmi sul significato di questa tua apparente apertura, Beppe: annulli le espulsioni, stendi la tua potente mano e lavi via le colpe da quei poveri peccatori (a tuo dire, un tempo) che possono ricongiungersi al gregge e accettare le offerte di benevolenza che tu elargisci.

Io non cerco rivalsa, non ho mai avuto bisogno né di denaro in eccesso né di un posto al sole, quando sono salito su quel palco per occuparlo per 10 minuti dopo anni di sacrifici e impegno l’ho fatto per amore del Movimento, perché non volevo che diventasse un tempio in cui fare mercimonio, uno specchietto per le allodole per attirare qualche milione di persone a pensare di star facendo la rivoluzione.

Noi di Occupypalco c’eravamo goliardicamente chiamati così proprio per sottolineare la frenesia con cui si trasferiva la centralità di ciò che conta dalla rete al palco, da attivisti ad arrivisti in un periodo brevissimo.

Non siamo mai andati in televisione e non abbiamo rilasciato interviste, perché stavamo mandando un messaggio a tutti gli attivisti che ancora credevano nel progetto originale, che ancora pensavamo di poter coinvolgere in un processo di dialogo e presa di coscienza.

Non avevamo fatto i conti con la mutazione profonda che, metodi così repressivi della libertà di pensiero e di espressione avevano scatenato nel gruppo ormai diventato branco.

Credo dovrebbe essere chiaro a tutti che se hai fatto la rivoluzione il tuo modo di pensare deve per forza cambiare rispetto a prima.

“Ad ognuno il suo mondo, ad ognuno il suo mondo, ad ognuno il suo mondo…” continuava a ripetere stasera Di Maio a Fazio, riferendosi a quello del Giornalismo per Fabio, e a quello della “Politica” per se stesso, o forse del “Potere”??

Io non ce l’ho con te, Beppe, o con Di Maio o con qualsiasi altro abbia avuto un ruolo in questa mutazione, siamo esseri umani e sbagliamo, ma sinceramente non posso accettare l’idea che a te non venga in mente nient’altro per espiare i tuoi errori che una proposta passata tramite avvocati di utilizzare le candidature come risarcimento alle vittime dei tuoi errori e delle tue leggerezze, quando tu non hai nessun diritto di togliere o offrire alcun che.

In te non riesco a percepire nessun grado di rincrescimento per ciò che hai fatto, per come hai guidato malamente il movimento verso un vortice implosivo che lo ha trasformato in quello che non posso che definire come un incubo oscurantista per il libero pensiero e la partecipazione.

Mi rendo conto che vorrei dirti troppe cose e vorrei davvero che le ascoltassi ma non c’è stata in te traccia di ascolto sinora, sei sempre andato dritto come un treno, giocando a tuo piacimento con la legge e con le regole, confondendo associazioni e travasando dati come tutto fosse tuo e tutto ti fosse dovuto.

Ti invito quindi a confrontarti pubblicamente con me, con Pizzarotti, con Roberto Motta, con tutti i cittadini che hai espulso, per ascoltare, confrontarsi, crescere insieme.

Sei stato comunque un padre per noi, la nobiltà l’hai persa troppo presto, ma se si vuole si può sempre recuperare. Ti prego seriamente di pensarci, di invitare i parlamentari uscenti a non ricandidarsi, a rendersi disponibili tutt’al più a fare da assistenti a persone selezionate in modo diverso che non una votazione dall’oggi al domani sui sistemi controllati dal tuo partner commerciale in modo che venga premiato chi è stato più aderente al pensiero unico e non chi si è dato da fare per far si che questo pensiero evolvesse.

Affrontiamo insieme in rete i nodi da risolvere: queste associazioni fittizie, la figura giuridica del MoVimento, i sistemi di consultazione (Open Source), di voto, la creazione di una scuola politica in rete del M5S. Io credo che siamo sempre in tempo a cambiare, sia come esseri umani che come sistema, dobbiamo solo mettere da parte un po’ del nostro Ego per lavorare davvero mettendo il Tutti Noi davanti.

Che faccio allora Beppe? Aspetto una tua chiamata pubblica ad una tavola rotonda o se la attesa si protrarrà ti farò chiamare io…

Giorgio Filosto

Ci vuole coraggio

Si è detto spesso che nel MoVimento si può trovare tutto e il contrario di tutto. Persone con una storia di sinistra, ex comunisti, ex fascisti, figli di ex fascisti. Si possono trovare i toni concilianti di Morra, quelli offensivi e misogini di Giarrusso, quelli spacconi — quindi, in definitiva, pavidi — di Di Maio, quelli barricaderi di Di Battista, che però si mette in giacca e cravatta al cospetto dei funzionari del partito di Putin.

Qual è il collante? Cosa permette a questi toni, visioni del mondo, obiettivi così diversi di sopportarsi, nonostante tutto? Com’è stato possibile farli incontrare e farli convivere finora?

Non c’è una sola risposta: più fattori contribuiscono a quest’amalgama indefinito e indefinibile, che ne costituisce addirittura un punto di forza e si possono riassumere in:

  1. Semplificazione: era il pallino di Gianroberto Casaleggio, che ammirava in Grillo soprattutto la capacità di leggere un contesto o un problema, elaborarlo e comunicarlo “in maniera semplice”. Così il MoVimento, invece di cercare un interlocutore, cerca sempre un nemico da combattere (i corrotti, il PD, i giornalisti…). Invece di elaborare soluzioni complesse, sceglie quelle semplici (“fuori dall’Euro”, “tagliamo gli stipendi ai politici”, “soldi a tutti col reddito di cittadinanza”). Messaggi semplici, sono evidentemente più facili da veicolare e da comunicare, ma la conseguenza diretta è la formazione di una classe dirigente pavida, come vedremo al secondo punto.
  2. La paura, di conseguenza: se il messaggio è semplice, ed è semplice veicolarlo e attirare attivisti e voti, allora è necessariamente altrettanto semplice commettere un errore. Basta una piccola incongruenza nella narrazione, una veloce contraddizione, e tutto crolla. Servono quindi concetti semplici, ma spuntati, mai netti, sempre doppi. No all’abusivismo, ma c’è quello di necessità. No all’evasione, ma capiamo gli imprenditori che non riescono a pagare gli stipendi. No alla mafia, ma bisogna capirla perchè “aveva una sua etica, poi è stata corrotta dalla finanza”. Fuori dall’euro, ma a Cernobbio ci andiamo.
    Politici che pretendono di avere soluzioni e argomentazioni semplici sono fondamentalmente pavidi: hanno paura di perdere voti e consenso, hanno paura di perdere il loro status; e, in alcuni casi, hanno paura e basta. Ricordo che, una decina di anni fa, Gianroberto dovette ritardare la pubblicazione di un post sul blog di Beppe Grillo che parlava di mafia. “C’è una sola cosa di cui Beppe ha davvero paura: la mafia”. Quel post venne poi pubblicato, ma è nota la timidezza di Grillo quando si reca in Sicilia.
  3. L’illusione: se sei scollegato dalla complessità del reale, perché la realtà ti fa paura, per disegnare una visione, un progetto, l’unico modo che hai è vendere illusioni. Il MoVimento, di illusioni, ne vende a tonnellate. Agli elettori, illudendoli, per esempio, di poter dare uno stipendio a tutti senza che nessuno lavori. Ai propri attivisti, illudendoli che chiunque possa diventare qualcuno senza alcuna competenza (disse Grillo in un comizio: “anche la casalinga di Voghera può fare il ministro delle finanze”). Ai propri eletti, illudendoli che sì: possiamo vincere. E così, anche se punti tutto sulle regionali siciliane, e le perdi, devi comunque dire “va bene così, siamo soddisfatti, da qui possiamo arrivare a Palazzo Chigi”.

L’illusione, in quest’ultimo caso, forse non è il poterci arrivare davvero: a Palazzo Chighi i Cinque Stelle possono anche arrivarci. L’illusione è non doversi, un minuto dopo, scontrare con la realtà evitata per anni.

Perdi e fuggi

Perché Di Maio rifiuta sempre i confronti

Foto da Today.it

Luigi Di Maio ha deciso di annullare il confronto TV con Renzi chiesto prima delle elezioni regionali siciliane, sostenendo che il segretario del PD “non è più un interlocutore” avendo perso la tornata elettorale.

Non ci sono dubbi sul fatto che la mossa fosse studiata e finalizzata a scopi di comunicazione — come spiega bene David Puente — ma il motivo dell’annullamento non è quello che è stato dichiarato. Si sapeva che il PD non avrebbe vinto in Sicilia, quindi le opzioni erano la vittoria di Cancelleri o la sua sconfitta. Nel primo caso, Di Maio avrebbe avuto il vantaggio del vincitore nel confronto, se mai avesse mantenuto la parola data; adesso può dire, pur avendo perso, di aver comunque fatto (molto) meglio di Renzi e non considerare più utile un confronto con lui.

Il motivo della fuga di Di Maio, quindi, non è la sconfitta di Renzi ma la propria, che rappresenterà presto un problema, come abbiamo già spiegato.

La tecnica di comunicazione la conosco bene: quando lavoravo in Casaleggio Associati e Di Pietro era cliente dell’azienda, capitava di perdere qualche elezione. Ricorda Puente, che era il mio collega che si occupava più degli altri di Italia dei Valori, che in momenti di “crisi” Gianroberto Casaleggio studiava una strategia per veicolare in ogni caso messaggi positivi. Casaleggio, infatti, considerava la comunicazione l’unico fine delle posizioni politiche che dovevano essere assunte: ricordiamo, ad esempio, il caso dell’abolizione del reato di clandestinità.

Supernova — Com’è stato ucciso il MoVimento 5 Stelle è disponibile su Amazon, Google Play, iBooks, IBS, e Kobo

In Supernova — Com’è stato ucciso il MoVimento 5 Stelle raccontiamo l’episodio: nel giro di poche ore il Blog di Grillo pubblica ben tre post in cui sostiene, di fatto, che la politica del MoVimento non deve essere finalizzata all’affrontare e risolvere problemi ma in relazione all’efficacia comunicativa ed elettorale. Supernova è disponibile su Amazon, Google Play, iBooks, IBS, e Kobo.

Così, si può puntare tutto sulla vittoria in Sicilia dicendo che da questa dipendano le sorti del voto nazionale, ma quando si perde si può comunque raccontare di aver aumentato i voti. Una “narrazione”, come si usa dire oggi, che è dunque sempre falsa per definizione.

Alla lunga, però, soprattutto se il MoVimento dovesse vincere le elezioni, questa tecnica o non non funzionerà più o si rivelerà un boomerang. Distorcere sistematicamente la realtà a proprio vantaggio comporta delle controindicazioni, la più deleteria delle quali è la perdita di credibilità.

Un atteggiamento simile a quello avuto col segretario del Partito Democratico, infatti, non si applica a una vertenza sindacale o una trattativa intergovernativa: nel mondo reale delle relazioni politiche e diplomatiche le monete di scambio che hanno più valore sono la credibilità e l’affidabilità, senza le quali non si possono ottenere risultati.

Di Maio, con questo episodio, ha dimostrato di non voler essere riconosciuto come credibile e affidabile ma — anche grazie alla complicità di Renzi che è caduto nella trappola — cinico e furbo. Qualità che aiutano a raccogliere voti e compilare rendiconti eccentrici dei propri rimborsi spese, ma non a costruire l’immagine di un capo di governo credibile.


Io e Nicola Biondo abbiamo scritto come nasce, cresce e muta il MoVimento 5 Stelle in Supernova — Com’è stato ucciso il MoVimento 5 Stelle. Eravamo presenti, dal 2007 al 2014 lì dove le cose succedevano, dlla creazione all’arrivo in Parlamento del M5S: in questo libroraccontiamo la storia di come il sogno di Gianroberto Casaleggio sia diventato un pericoloso inganno.

Supernova è disponibile su Amazon, Google Play, iBooks, IBS, e Kobo.