Cosa c’entra il MoVimento 5 Stelle con la Catalogna?

Qual è la posizione di Luigi Di Maio e del MoVimento 5 Stelle sull’indipendenza della Catalogna? La domanda sembra riguardare una questione lontana e di relativa importanza, ma non è così per almeno due motivi.

Quello più scontato è la questione della politica estera. Abbiamo già parlato del rapporto ambiguo col regime di Putin, che cambia radicalmente nel 2014 senza alcuna spiegazione, passando dalla denuncia degli atteggiamenti dello Zar agli incontri più o meno conosciuti coi suoi gerarchi.

Il fatto è che scegliere da che parte stare rispetto alle grandi questioni internazionali rischia di infastidire una parte dell’elettorato: l’immagine dell’intero partito cambierebbe radicalmente se Di Maio dichiarasse, ad esempio, come la pensa sulla questione isreaelo-palestinese. Perciò, a tavolino, fin dal 2007 si decise di non affrontare affatto questi problemi, non essendoci una via che permettesse di massimizzare il consenso.

L’altro motivo per cui sarebbe importante sapere cosa pensano tra Milano, Genova e Pomigliano delle spinte indipendentiste catalane è che si capirebbe anche come intendono condurre la campagna elettorale. Il modello è sempre Rajoy — come ha dichiarato il capo poche settimane fa — , che sta cercando di impedire con ogni mezzo, anche violento, l’indipendenza della regione spagnola, oppure Gianfranco Miglio?

Miglio è stato a lungo l’ideologo della Lega Nord: teorizzava, per l’Italia, la necessità se non di tornare agli stati preunitari almeno a una federazione di tre macroregioni. La visione era ampiamente condivisa da Gianroberto Casaleggio e Beppe Grillo, che infatti pubblicano un post in tal senso a marzo 2014.

In Supernova — Com’è stato ucciso il MoVimento 5 Stelle raccontiamo questo episodio, importante perché nemmeno il capo della Comunicazione alla Camera, uno degli autori del libro, venne a sapere chi fosse l’autore:

Il resto è slogan, vendita di sogni a buon mercato.

E se non è un sogno ricevere soldi senza lavorare…

Per scalare il mercato politico della paura e dell’ignoranza, il marketing del MoVimento ha fatto per anni da volano alle posizioni più antiscientifiche e antistoriche. Nel marzo 2014 sul Blog qualcuno scrive “che l’Italia non ha più motivo di esistere e va divisa in tre…”. In nome di quale analisi, di quale dibattito? Nessuno.

La verità è che verrà presa una posizione — si fa per dire — quando si capirà l’aria che tira in Italia. Il 22 ottobre ci sarà un referendum “per l’autonomia” in Lombardia e in Veneto: l’esito sarà determinante per l’agenda della campagna elettorale della primavera 2018. Vedremo se Di Maio sceglierà una posizione europeista, nazionalista, separatista o, più probabilmente, opportunista.