Lo Staff

Lo staff, oggi, è uno dei tanti termini che l’avvento del MoVimento ha imposto nella cronaca politica. Apparire nuovo ha le sue liturgie, i suoi costi e precise regole.

“Staff” rimanda a un’idea di costruzione e sicurezza di un evento, cancella l’idea di una direzione, di una centralizzazione, di una guida.

“Staff” spersonalizza una questione, la rende neutra, priva di passione, una problema da risolvere per passare al prossimo.

Il Blog avrà successo perché ha dietro uno “staff”, anche se la narrazione vorrebbe far credere che fosse bastata una buona idea e un po’ del tempo libero di Grillo regalati ai lettori.

Se la democrazia diretta è il fine, uno staff lavora per quell’obiettivo, cancellando d’un colpo quei termini grigi e polverosi del secolo scorso — segreteria, presidenza, comitati ecc. — che rimandano ai partiti e alle loro strutture. Ma lo fa da una posizione esterna, disinteressata, non ha responsabilità — quindi non ha colpe — è solo parte dell’ingranaggio, sostituibile come tutti. I membri dello “staff” sono in qualche modo tutelati. Una costruzione a suo modo geniale, che permette oggi a Luigi Di Maio di dire di Davide Casaleggio che “è solo il tecnico che ci aiuta con la piattaforma Rousseau”.

Grillo — non ancora auto nominatosi capo politico — era il megafono, il garante, e Gianroberto Casaleggio non stava “dietro, ma al suo fianco”, come avrebbe detto al Corriere della Sera, e non c’era nessun corpo intermedio tra i due e gli attivisti. Tranne, appunto, lo staff.

Lo staff però ha un datore di lavoro, appartiene a un’azienda, non al Blog o, successivamente, al MoVimento ma alla Casaleggio Associati srl.

Qualsiasi azione dello staff dipende dall’azienda.

Tutti ormai sanno chi fa parte dello staff, ma l’anonimizzazione è un tratto distintivo, serve a spersonalizzare e tracciare un confine chiaro seppur non visibile tra chi prende le decisioni o partecipa a esse e chi obbedisce. Niente male per chi vuole creare una comunità.

Lo staff è composto dal nucleo dirigente della Casaleggio, tutti i soci e alcuni tra i dipendenti più fidati. In via Morone, a Milano, si verificano tutti gli strani incroci che solo le grandi storie sanno mettere in scena: amore e odio, luce e oscurità, creazione e morte, business e attivismo. Via Morone è creazione e cieca obbedienza, è il posto in cui è successo tutto, è sala parto e luogo del delitto, è incubatrice e tomba. È qui che Gianroberto Casaleggio ha scritto: “Ogni eletto risponderà al Programma M5S e alla propria coscienza, non a organi direttivi.”

E, per ironia della sorte, proprio lo staff propaganderà le sue parole.

I destini incrociati di Cancelleri e Di Maio

Perché le elezioni siciliane sono più importanti di quel che sembri

Giancarlo Cancelleri

Il più grande problema del MoVimento 5 Stelle è la sua dipendenza dai leader. Gianroberto Casaleggio chiamava “capopanza” i leader locali e li considerava un pericolo: voleva infatti un partito “leaderless”, senza correnti né capicorrente perché temeva che la costruzione del potere e dell’influenza dei singoli potesse prevalere sugli obiettivi comuni e sui programmi e perché, soprattutto, voleva che i voti “appartenessero” al brand e non alle persone.

In Supernova abbiamo raccontato perché Casaleggio non volesse leadership nel MoVimento. Leggi tutta la storia su Supernova — Com’è stato ucciso il MoVimento 5 Stelle, disponibile su Amazon, Google Play, iBooks, IBS, e Kobo.

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La missione è, finora, indubbiamente fallita: ovunque ci siano state espulsioni o defezioni spontanee importanti, il MoVimento si è disgregato nel volgere di una sola elezione.

In Emilia Romagna, dove Giovanni Favia aveva guidato l’ingresso del M5s a Bologna e in Regione, nel capoluogo commissariato da Bugani il partito si è fermato al 16,6%.

A Parma, dopo l’addio di Pizzarotti, è crollato sotto il 3%.

A Palermo, dove MeetUp e MoVimento facevano riferimento al deputato ed ex candidato sindaco Riccardo Nuti, finito in disgrazia e sospeso per la brutta vicenda delle firme “false”, nulla hanno potuto i “ragazzi meravigliosi” contro il Sindaco a Vita Leoluca Orlando.

La causa è una sola: la regola dei due mandati che impone al massimo due candidature per ciascuno. Sia a livello locale che nazionale si crea una dinamica per cui gli attivisti tendono a concentrare energie e risorse a costruire la vittoria del candidato più promettente, limitando la dialettica politica al periodo che precede la sua prima elezione. Il candidato alla carica più importante diventa il capo del gruppo eletto all’opposizione e il candidato naturale alla tornata elettorale seguente, l’ultima a sua disposizione e quella in cui tutti gli attivisti impiegheranno le migliori energie.

Finora, dove il candidato ha vinto e governa il MoVimento regge. Dove il leader locale perde l’ultima elezione utile, il MoVimento sparisce.

Le elezioni in Sicilia hanno quindi un significato importantissimo in ottica nazionale perché i due leader, Giancarlo Cancelleri e Luigi Di Maio, sono nella stessa condizione: entrambi alla seconda candidatura, entrambi capi delle rispettive correnti, entrambi alle prese con le elezioni più importanti del MoVimento. Di Maio, infatti, si sta spendendo come mai prima per vincere le elezioni sull’isola: sa che il suo destino è legato a doppio filo a quello di Giancarlo e che entrambi si giocano il tutto per tutto.


Io e Nicola Biondo abbiamo scritto come nasce, cresce e muta il MoVimento 5 Stelle in Supernova — Com’è stato ucciso il MoVimento 5 Stelle. Eravamo stretti collaboratori di Gianroberto Casaleggio; eravamo, dal 2007 al 2014, lì dove le cose succedevano: nello studio di Milano, dove il M5S è nato, e nell’ufficio Comunicazione della Camera. In questo libro raccontiamo la storia di come il sogno di Gianroberto Casaleggio sia diventato un pericoloso inganno.

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Hanno annegato gli Ápoti

Dall’attivismo ai fan da sottopalco: via chi “non se la beve”

Alessandro Di Battista (foto da IlGiornale.it)

Ápoti è un termine coniato da Giuseppe Prezzolini quasi un secolo fa per definire “coloro che non se la bevono”: appare per la prima volta in una lettera di critica alla politica del tempo, pubblicata sulla rivista “La Rivoluzione liberale” e, nel corso del secolo scorso, fu poi ripreso anche da Leo Longanesi e Indro Montanelli.

Anche Gianroberto Casaleggio amava definirsi un ápota e il suo MoVimento avrebbe dovuto essere la declinazione politica di quella Società degli Ápoti auspicata da Prezzolini.

Qual è lo stato dell’arte? Drammatico.

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Ho letto di recente una recensione a Supernova — Com’è stato ucciso il MoVimento 5 Stelle — disponibile su Amazon, Google Play, iBooks, IBS, e Kobo — scritta da un attivista, Marco Valerio Principato, che anzitutto ringrazio per aver avuto la curiosità di leggere il nostro lavoro.

La recensione la trovate qui e non è positiva, dunque è ancora più interessante da leggere tanto più che, a parte uno schizzetto di fango iniziale, non è gravida di insulti e ingiurie ma ricca di commenti su quanto raccontiamo.

Il profilo del supporter del MoVimento di oggi che ne esce è quello di una persona disposta a sopportare le balle della propaganda del MoVimento riconoscendole come tali e considerandole, in alcuni casi, necessarie.

Il MoVimento che diventa partito è un fatto “naturale”, anzi doveroso per competere con gli altri, “cialtroni e sciacalli”. E allora perché i vertici non lo dichiarano apertamente?

Che Grillo sia solo un megafono è “ovvio”. Eppure dell’esistenza di Gianroberto Casaleggio quale cofondatore ed estensore delle regole del M5S si è saputo solo nel 2012, tre anni dopo la nascita del partito e cinque dopo il V-Day di Bologna, con una lettera alla stampa “morta” (il Corriere della Sera).

Perfino le trame romane contro Grillo non sorprendono Principato: “inizia ad avere una certa età”.

Nella recensione, l’attivista giustifica ogni cosa ma nulla dice riguardo al come ci si è arrivati, che in realtà è il cuore di Supernova.

Sono tutte opinioni legittime ma desolanti, soprattutto alla luce di quanto aveva immaginato Gianroberto. Il MoVimento doveva essere il braccio istituzionale dei MeetUp, che avrebbero “controllato” gli eletti e i loro comportamenti. Purtroppo, pare che la costante e paziente selezione degli attivisti da parte dei vertici — più o meno ufficiali — del M5S abbia allontanato quelli più critici, additati spesso come traditori e opportunisti, e premiato i fan da sottopalco, mobilitati all’occorrenza, come in questi giorni.


Io e Nicola Biondo abbiamo scritto come nasce, cresce e muta il MoVimento 5 Stelle in Supernova — Com’è stato ucciso il MoVimento 5 Stelle. Eravamo stretti collaboratori di Gianroberto Casaleggio; eravamo, dal 2007 al 2014, lì dove le cose succedevano: nello studio di Milano, dove il M5S è nato, e nell’ufficio Comunicazione della Camera. In questo libro raccontiamo la storia di come il sogno di Gianroberto Casaleggio sia diventato un pericoloso inganno.

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Conflitto di interessi 2.0

Tanta è la confusione ai vertici del MoVimento.

Ieri a Napoli sono stati ascoltati come testimoni Alessandro Di Battista e Davide Casaleggio, in un processo contro l’ex attivista del MoVimento 5 Stelle Angelo Ferillo. Le cronache sottolineano le incongruenze tra le loro dichiarazioni: discordano le versioni sull’esistenza o meno, tra il 2014 e il 2015, di un organo di appello su espulsioni ed esclusioni dalle candidature. È certamente importante: uno tra loro mente o non sa come funziona il partito che gestisce.

C’è dell’altro, però: Davide Casaleggio ha confermato la natura commerciale del Blog di Grillo e il fatto che la piattaforma di voto è stata gestita prima dalla sua azienda, Casaleggio Associati (“per spirito di servizio”), poi dalla sua Associazione Rousseau, la quale — vale la pena di ricordare — l’anno scorso assunse proprio dalla srl Pietro Dettori.

Casaleggio, nel goffo tentativo di fare chiarezza sul proprio ruolo, quello della sua azienda e del funzionamento del partito, non fa che confermare l’ambiguità che caratterizza l’architettura del MoVimento 5 stelle.

Il problema non sono i profitti: né Casaleggio Associati né altri si sono arricchiti grazie alla gestione del partito. Il problema è cosa guida le politiche del MoVimento.

Non basta cambiare la testata degli articoli del Blog di Grillo, chiamandolo Blog delle Stelle: oltre alle parole di Casaleggio ci sono i credits all’azienda nella homepage, in cui resta la denominazione “Blog di Beppe Grillo”, a ricordarci che si tratta ancora di un’iniziativa commerciale. Anche se stando ai bilanci va male, resta il fatto che quel sito è il posto più noto, e ambito, dove gli eletti possono pubblicare i loro articoli e video, rendersi riconoscibili e garantirsi una base elettorale, interna ed esterna al partito.

Se il fine è commerciale, i contenuti sono selezionati dall’editore per massimizzare i profitti e gli eletti sono indotti ad affrontare temi adatti al Blog secondo criteri commerciali e non necessariamente politici.

C’è un evidente conflitto di interessi, tanto più grave in quanto l’editore del Blog è anche il responsabile della piattaforma di voto Rousseau. Nessuno può escludere che, grazie a questa doppia veste, questi possa avere accesso ai comportamenti degli eletti su Rousseau, individuare chi affronti temi più adatti alle attività commerciali del Blog e così premiarli permettendo loro la pubblicazione di contenuti a danno di altri eletti.

Davide Casaleggio può esercitare un controllo di fatto sul primo partito del Paese senza alcun tipo di contrappeso democratico, senza che il suo ruolo, non previsto dallo Statuto, possa essere messo in discussione, grazie all’ambigua architettura di gestione degli strumenti informatici e delle iniziative editoriali ideate e amministrate dalla sua azienda e dalla sua associazione.

Cosa c’entra il MoVimento 5 Stelle con la Catalogna?

Qual è la posizione di Luigi Di Maio e del MoVimento 5 Stelle sull’indipendenza della Catalogna? La domanda sembra riguardare una questione lontana e di relativa importanza, ma non è così per almeno due motivi.

Quello più scontato è la questione della politica estera. Abbiamo già parlato del rapporto ambiguo col regime di Putin, che cambia radicalmente nel 2014 senza alcuna spiegazione, passando dalla denuncia degli atteggiamenti dello Zar agli incontri più o meno conosciuti coi suoi gerarchi.

Il fatto è che scegliere da che parte stare rispetto alle grandi questioni internazionali rischia di infastidire una parte dell’elettorato: l’immagine dell’intero partito cambierebbe radicalmente se Di Maio dichiarasse, ad esempio, come la pensa sulla questione isreaelo-palestinese. Perciò, a tavolino, fin dal 2007 si decise di non affrontare affatto questi problemi, non essendoci una via che permettesse di massimizzare il consenso.

L’altro motivo per cui sarebbe importante sapere cosa pensano tra Milano, Genova e Pomigliano delle spinte indipendentiste catalane è che si capirebbe anche come intendono condurre la campagna elettorale. Il modello è sempre Rajoy — come ha dichiarato il capo poche settimane fa — , che sta cercando di impedire con ogni mezzo, anche violento, l’indipendenza della regione spagnola, oppure Gianfranco Miglio?

Miglio è stato a lungo l’ideologo della Lega Nord: teorizzava, per l’Italia, la necessità se non di tornare agli stati preunitari almeno a una federazione di tre macroregioni. La visione era ampiamente condivisa da Gianroberto Casaleggio e Beppe Grillo, che infatti pubblicano un post in tal senso a marzo 2014.

In Supernova — Com’è stato ucciso il MoVimento 5 Stelle raccontiamo questo episodio, importante perché nemmeno il capo della Comunicazione alla Camera, uno degli autori del libro, venne a sapere chi fosse l’autore:

Il resto è slogan, vendita di sogni a buon mercato.

E se non è un sogno ricevere soldi senza lavorare…

Per scalare il mercato politico della paura e dell’ignoranza, il marketing del MoVimento ha fatto per anni da volano alle posizioni più antiscientifiche e antistoriche. Nel marzo 2014 sul Blog qualcuno scrive “che l’Italia non ha più motivo di esistere e va divisa in tre…”. In nome di quale analisi, di quale dibattito? Nessuno.

La verità è che verrà presa una posizione — si fa per dire — quando si capirà l’aria che tira in Italia. Il 22 ottobre ci sarà un referendum “per l’autonomia” in Lombardia e in Veneto: l’esito sarà determinante per l’agenda della campagna elettorale della primavera 2018. Vedremo se Di Maio sceglierà una posizione europeista, nazionalista, separatista o, più probabilmente, opportunista.

La guerra di Fico

“E mentre gli usi questa premura quello si volta, ti vede, ha paura ed imbracciata l’artiglieria non ti ricambia la cortesia”

Così cantava Fabrizio De André ne “La guerra di Piero”. Quella di Roberto Fico contro i nuovi assetti del MoVimento, iniziata molto tempo fa, forse è destinata a finire nello stesso modo.

Sono sempre finiti male tutti i tentativi di animare un dibattito interno al MoVimento 5 Stelle, nonostante siano state provate diverse “tecniche”.

Ha probabilmente ragione Antonino Monteleone che, su Facebook, ha notato come l’attacco a Bruno Vespa (“ha un contratto da artista, non segua la campagna elettorale”) possa essere letto come uno sgambetto a Di Maio, che dagli studi di Porta a Porta raggiungerebbe un pubblico molto specifico, moderato, tendenzialmente di destra, importantissimo per vincere le elezioni.

Questo spiega il tipo di (vecchissima) tattica che forse sta adottando Fico: il logoramento. È curioso: è quella che hanno solitamente usato proprio i dirigenti del partito contro i “dissidenti” eccellenti. Prima con Giovanni Favia, a cui Casaleggio negò il saluto per due anni; poi con Federico Pizzarotti, sindaco di Parma, a cui Di Maio — che era pure responsabile degli enti locali del partito — non volle concedere mai un incontro. Una lenta ma costante pressione per costringere il malcapitato a commettere un errore o a lasciare la comunità politica.

Difficile, però, che questa strategia sia vincente. Primo perché gli attivisti, che oggi sono solo fan, e gli elettori M5S sono stati abituati a non tollerare gli scontri interni; secondo perché Fico ha già avuto la sua occasione e non l’ha sfruttata. Fu a fine 2016, poco prima dell’incontro di Palermo. In quel momento la popolarità di Di Maio era ai minimi storici, a causa della famosa mail “non capita” sul caso dell’assessore Muraro a Roma e il capo della vigilanza Rai aveva dalla sua parte quasi tutto il gruppo parlamentare, che aspettava solo una guida (o almeno un capro espiatorio, nel caso si mettesse male) per colpire il conterraneo. Ma non lo fece.

Ora è troppo tardi: tutti i suoi più fidati alleati sono saltati già s.ul carro del vincitore, lasciandolo isolato e Di Maio, con l’aiuto di Davide Casaleggio, si è preso il MoVimento.

“Cadesti a terra senza un lamento e ti accorgesti in un solo momento che il tempo non ti sarebbe bastato a chieder perdono per ogni peccato”

Di Pietro e il Blog di Grillo: gli interessi incrociati tra politica e business

Il MoVimento 5 Stelle nasce per iniziativa di Gianroberto Casaleggio che, tramite la sua azienda, crea il Blog di Grillo, lo fa crescere e lo trasforma in un partito. Con quali soldi e con quali energie? In Supernova — Com’è stato ucciso il MoVimento 5 Stelle raccontiamo come il “boom” del 2013 nasce da lontano, quando Antonio Di Pietro e Italia dei Valori erano anch’essi clienti di Casaleggio Associati e il Blog era finanziariamente in perdita. Qui un breve estratto. Tutta la storia la trovate nel libro.

Il Blog era anche, inevitabilmente, un’iniziativa commerciale, come disse lo stesso Grillo nel 2012 a un attivista: “…lui (Casaleggio, nda) è un manager e vorrebbe anche farlo fruttare, dal suo punto di vista. Fino ad adesso ci abbiamo solo rimesso.” Per un paio d’anni il Blog fu finanziariamente autosufficiente.

C’era un delicato equilibrio di interessi incrociati, tutti legittimi, di cui la Casaleggio Associati era il fulcro. Grillo, dopo anni passati in tournée nei palazzetti e sul palco delle convention delle grandi aziende, ritrovava la visibilità nazionale perduta dopo l’uscita dalla Rai e, in cambio, cedeva a Casaleggio il diritto di sfruttamento della sua immagine per la vendita di libri e dvd. I lettori del Blog trovavano nuovi strumenti per organizzarsi, discutere, promuovere iniziative virtuose nelle proprie comunità e, in cambio, facevano sostanzialmente pubblicità al Blog. Di Pietro, anche lui cliente della Casaleggio Associati, poteva di fatto coordinare la sua comunicazione con quella di Grillo, raccogliendo grande consenso nell’area politica che il Blog stava costituendo, in cambio delle cospicue parcelle versate all’azienda. In quel momento frequentava il Blog per lo più un elettorato di sinistra. Di Pietro vedeva la possibilità, un giorno, di lanciare la sua Opa al neonato Partito democratico. L’equilibrio finanziario del Blog è durato poco: presto libri e dvd non sono più stati sufficienti e le perdite venivano coperte dal bilancio della Casaleggio Associati.

Incrociando i conti dell’azienda e di Italia dei Valori si può dire, col senno di poi, che il partito abbia finanziato il proprio disastro politico. Con fondi pubblici.

Laura Boldrini, Milano cavalca l’onda dell’odio in Rete

Cosa disse Casaleggio sugli insulti alla Presidente della Camera

Laura Boldrini (Ansa)

L’episodio più noto dello scontro tra il MoVimento 5 Stelle e Laura Boldrini è la pubblicazione sui profili social di Beppe Grillo di un video satirico sulla Presidente della Camera, accompagnato da un commento disgustoso: “Cosa fareste in macchina con la Boldrini?”. Il risultato fu scontato: migliaia e migliaia di commenti pieni di odio e insulti.

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In Supernova — Com’è stato ucciso il MoVimento 5 Stelle raccontiamo la conversazione che intercorse tra Nicola Biondo, capo della Comunicazione M5S alla Camera, e il fondatore Gianroberto Casaleggio. Supernova è disponibile su Amazon, Google Play, iBooks, IBS, e Kobo.

“Ti rendi conto che se la Boldrini querelasse la tua azienda finirebbe a gambe per aria?”

Era l’inizio di Marzo del 2014. Per giorni avevo portato l’imbarazzo e la vergogna addosso. Prendere in giro un potente è giusto, lecito, un diritto protetto dalla legge. Darlo in pasto alle peggiori pulsioni della Rete è stupido, irresponsabile. Il video di un attivista pubblicato in Rete era esilarante: un ragazzo al volante con accanto un cartonato raffigurante la presidente della Camera a cui venivano poste domande, ragionamenti, proposte. Tutto qui, tutto molto lieve. E invece la Casaleggio decise di pigiare sull’acceleratore dell’odio becero titolando sulle pagine del Blog il video in questo modo: “Cosa fareste in auto con la Boldrini.” Il web tirò fuori il peggio, tutto il peggio. E uno dei responsabili della comunicazione di fronte a quelli che la presidente della Camera definì “stupratori del web” rispose così, “tranquilla Laura che tu non corri nessun rischio”.

Da qui il sentimento di frustrazione, imbarazzo, vergogna. E la mia domanda retorica a Gianroberto pochi giorni dopo l’accaduto.

“Vuol dire che mi assumerai qui da te all’ufficio comunicazione” rispose, provando a stemperare la tensione con una battuta.

“Roberto, questa cosa non deve più accadere. Fare satira è una cosa, aizzare i buzzurri della Rete è un’altra. Il MoVimento cerca competenze, non ’sta robaccia…”

“Delle conseguenze non ti preoccupare. Ma noi dobbiamo imparare a canalizzare il sentiment della Rete e usarlo. Oggi abbiamo sbagliato ma il risultato che ne è venuto fuori ci dice che la Rete è dalla nostra parte. È la Rete che decide la reputazione delle persone. Per il futuro dobbiamo essere in grado di canalizzare questo sentiment senza apparire direttamente, governandolo.”

Mi vennero i brividi. Io che sognavo un nuovo inizio luminoso e pieno di gioia per il mio Paese avrei dovuto accettare la politica della calunnia, dell’anonimizzazione, dell’orda?

Mi spaventai moltissimo, e così questo scambio di battute finì dritto nel mio diario.



Io e Nicola Biondo abbiamo scritto come nasce, cresce e muta il MoVimento 5 Stelle in Supernova — Com’è stato ucciso il MoVimento 5 Stelle. Eravamo presenti, dal 2007 al 2014 lì dove le cose succedevano, dlla creazione all’arrivo in Parlamento del M5S: in questo libro raccontiamo la storia di come il sogno di Gianroberto Casaleggio sia diventato un pericoloso inganno.

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