Nelle mani di chi

M5S violato: il primo partito italiano è “a disposizione”

Danilo Toninelli, foto da linkiesta.it

Lo stesso hacker che in agosto aveva dimostrato quanto fosse vulnerabile la piattaforma Rousseau si ripresenta oggi, pubblicando immagini che sembrano confermare che il voto per il candidato premier M5S non è stato affatto sicuro.

Ci sono due aspetti su cui si deve riflettere, perché stiamo parlando del primo partito del Paese, che il prossimo anno potrebbe avere responsabilità di governo.

Il programma

I punti del programma, almeno fino ai primi di agosto, sono stati votati sulla stessa piattaforma. Siamo sicuri che interessi più o meno grandi non abbiano investito qualche soldo per manipolare e orientare il voto, dato che sembra essere così semplice?

No, non lo siamo e non possiamo esserlo: tutte le votazioni su Rousseau sono da considerarsi potenzialmente manipolate. Il sistema è palesemente insicuro, sono stati commessi errori grossolani, sia dal punto di vista tecnico che per quanto concerne la comunicazione delle violazioni di sicurezza.

In un momento storico in cui perfino gli Stati Sovrani indagano sulla sicurezza dei processi democratici “offline”, affinati in centinaia di anni, davvero vogliamo affidare la stesura di un programma a un sistema così facilmente permeabile a infiltrazioni e manipolazioni?

Per chi volesse approfondire il tema della permeabilità e scalabilità del MoVimento 5 Stelle, vi consiglio il libro che ho scritto insieme a Nicola Biondo: Supernova — Com’è stato ucciso il MoVimento 5 Stelle, disponibile su Amazon, Google Play, iBooks, IBS, e Kobo.

Il metodo

Il modo in cui sono state affrontate queste violazioni è imbarazzante. In estate, l’Associazione Rousseau — che amministra l’omonima piattaforma — ha affermato di aver denunciato il tecnico che per primo aveva segnalato a loro, non pubblicamente, la fragilità della piattaforma. Già questo è un errore grave: quel tecnico avrebbe dovuto ricevere un premio per l’aiuto fornito: Ora nessuno segnalerà più problemi su quel portale, lasciandolo in balìa dei malintenzionati.

Prima e durante il voto per il candidato premier, si sono sprecate frasi a effetto sulla rinnovata sicurezza di Rousseau. Al termine del voto il Blog di Grillo ha scritto:

“Nelle giornate di ieri e oggi abbiamo notato dei tentativi di attacchi, simili ai precedenti, che sono stati respinti. La nostra casa era difesa come una fortezza”.

Ancora oggi, il deputato Toninelli si mostra sicuro di sé, nonostante le tragiche evidenze:

“L’hacker Rogue? “Potrebbe dire qualsiasi cosa, non ci interessa. Non c’è stato assolutamente nessun attacco hacker riuscito. Cerca visibilià”.

Purtroppo, tutto questo evidenzia quanto il M5S e l’associazione Rousseau di Davide Casaleggio non abbiano chiara la gravità dell’accaduto e delle conseguenze. Oppure, peggio, dimostra la volontà di non affrontare seriamente il problema: è fallito, per ora, il tentativo di digitalizzare i processi democratici dei partiti.

La maggiore partecipazione non si ottiene a bassi costi e in sicurezza. Non si ottiene nemmeno a bassi costi e senza sicurezza: il numero di partecipanti e iscritti è comunque meno di un decimo di quello del secondo partito italiano, che usa metodi più tradizionali per scegliere il proprio segretario.

In questo modo, Rousseau è solo uno strumento nelle mani di chi vuole orientare le politiche del MoVimento 5 Stelle: per chi ha molto interesse per farlo e nemmeno troppo denaro, i cancelli della “fortezza digitale” sono spalancati.


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Io e Nicola Biondo abbiamo affrontato il tema della scalabilità e permeabilità del MoVimento 5 Stelle in Supernova — Com’è stato ucciso il MoVimento 5 Stelle. Eravamo presenti, dal 2007 al 2014, alla creazione e all’arrivo in Parlamento del M5S: in questo libro raccontiamo la storia di come il sogno di Gianroberto Casaleggio sia diventato un pericoloso inganno.

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